Armida Barelli (1882-1952) è una delle figure femminili più importanti del 900 italiano anche grazie alla sua capacità di uscire dagli schemi del tempo, mettendo a frutto le molte soft skills di cui era dotata, a partire dalla sua straordinaria capacità di interpretare la realtà. Un’eredità immensa per tutti noi. Ci ha lasciato con delle indicazioni ben chiare. Una guida, un esempio che ha generato tanto.
E’ stata una vera appassionata di Cristo, un «cuore inquieto» che con estrema concretezza ha trasformato il suo grande amore per la vita in opere di bene. Una delle sue opere più importanti, quella dell’Università Cattolica, custodisce l’anima di un progetto grande che si respira tra i chiostri e tra le mura dell’Università. Mi ha colpito moltissimo la sua caparbia nel dedicare quest’opera al Sacro Cuore di Gesù. Personalmente ho interpretato quest’atto come la consapevolezza di Armida che l’opera sarebbe fiorita solo affidandola nelle mani di Cristo, altrimenti rovinata nelle sole mani dell’uomo.
Mobilita milioni di donne che compiono un passo avanti nella vita sociale, culturale e politica indicando loro allo stesso tempo il grande valore della maternità e del matrimonio, incredibile come riesca a far convivere modernità e tradizione, un monito significativo anche per le donne di oggi che troppo spesso sono costrette a dover scegliere tra famiglia e professione per mancanza di politiche di welfare adeguate.
Un tema quanto mai attuale. Viene proposto loro una formazione moderna che non si allontana dalla tradizione: prendere conoscenza di sé, scoprire la dignità di essere donne, essere buone spose e buone madri. Armida, a mio avviso, tiene insieme tutto quello che ci rende grandi nell’affermazione della nostra femminilità.
Siamo nell’anno del centenario dell’Università Cattolica, che fin dalle sue origini ha ricoperto un ruolo preciso nella società e per i cattolici italiani. La sua figura ci insegna che ognuno nella propria circostanza, se chiamato a vivere la famiglia, la politica, il lavoro, il sociale e così via, è chiamato a portare la testimonianza di una possibilità di convivenza.
Pensiamo al contesto storico nel quale è vissuta, all’inizio del ventesimo secolo e successivamente a cavallo dei due conflitti mondiali. In un contesto sociale difficilissimo, quello delle guerre mondiali, dei totalitarismi, in un’Italia dove alle ragazze è spesso precluso l’accesso all’istruzione e le donne non hanno ancora diritto al voto. E’ un contesto di povertà diffuse, di conflitti politici e sociali, ma anche di movimenti che nascono per affermare i diritti delle persone, delle società di mutuo soccorso (poi diventati gli attuali sindacati) ma, soprattutto, permeato da una forte fede cattolica vissuta e concreta, che pone la fiducia del proprio futuro in un Altro che è all’origine della vita di tutti gli uomini e le cose.
In questo contesto storico e sociale, pur con tutte le problematiche sociali aperte, si può sperare in un mondo migliore, si possono intraprendere iniziative sociali, culturali e imprenditoriali partendo dalla libertà e capacità del singolo e dei gruppi di persone, che si mettono insieme per costruire iniziative coraggiose senza potere contare sull’aiuto delle Istituzioni, come la sfida della costruzione dell’Università Cattolica, alla quale Armida Barelli contribuì in modo determinante.
Per quanto riguarda poi il senso delle istituzioni e dello Stato, al contrario di quello che sosteneva Aristotele, che poneva prima la comunità degli uomini e poi lo Stato, prima Thomas Hobbes e successivamente Jean-Jacques Rousseau, avevano portato ad una visione di uomo che aveva come orizzonte ultimo la propria capacità di giudizio anche attraverso le istituzioni che diventano strumento di controllo del popolo e unici erogatori di servizi. A cosa ha portato questo stravolgimento del primato dell’uomo rispetto alle istituzioni? Attualmente questa visione illuministica, che pone al centro l’immanente e non il trascendente, si coniuga con l’aspettativa che lo Stato e le istituzioni siano chiamate a rispondere a tutti i bisogni degli uomini e della società.
Armida Barelli è stata prima di tutto una grande testimonianza per tutto quello che ha saputo fare nella sua vita, ma dove poggiava la sua forza, il suo coraggio e la sua visione? Prima di tutto su una fede adulta vissuta concretamente nella compagnia della Chiesa di quei tempi.
In conclusione, quale può essere il supporto delle istituzioni per far sì che il caso di Armida Barelli non resti isolato? Ad esempio, in Regione Lombardia tre anni fa ho lanciato il riconoscimento Parità Virtuosa, che premia le realtà aziendali, associazioni imprenditoriali e sindacati lombardi che si sono distinte nell’attuazione di misure a favore delle mamme lavoratrici e delle famiglie.
Da questo esempio concreto ho imparato che le istituzioni sono chiamate a guardare alle realtà che già esistono e a valorizzarle, perché spesso hanno già trovato e attuano soluzioni più avanzate delle leggi vigenti, limitate dalla convenienza partitica e dalla scarsità di risorse finanziarie pubbliche, e sono più avanti delle istituzioni nel proporre soluzioni di nuova solidarietà sociale, che valorizzano le persone e le famiglie come nucleo fondante della nostra società.
Le istituzioni oggi devono prima di tutto garantire la libertà dell’uomo singolo e associato nel rischiare progetti sociali, culturali e imprenditoriali senza invasioni di campo, nel rispetto del principio di sussidiarietà a tutti i livelli: educativo, sociale, economico e politico.
Si può ripartire da una posizione che veda al centro della società l’uomo e la sua libertà di creare famiglia, imprese e attività economiche e produttive regolamentate da poche leggi chiare e da uno Stato che si fidi delle persone, delle associazioni e delle imprese. Poi, valorizzando le iniziative di solidarietà e sussidiarietà e le imprese non profit in tutti i campi, riconoscendone finalmente la dignità e l’indipendenza dalla politica attraverso una legislazione adeguata.
Questo il compito delle istituzioni per far nascere nuove figure, come quella di Armida Barelli, che diventino nuovi testimoni di umanità per tutti.
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