«L’insegnamento di Papa Francesco invoca l’elaborazione di un approccio scientifico ed educativo che, attento al senso dell’agire e non soltanto al metodo, non può prescindere dalla persona. Richiamo prezioso e originale in un’epoca in cui la ricerca è concepita come fonte di innovazione tecnologica, prima che come tensione verso la conoscenza, e la formazione come addestramento piuttosto che educazione; un’epoca dominata dall’ansia della rapidità, non disposta ad ammettere che i tempi del sapere e dell’educazione sono diversi da quelli della produzione». È uno dei passaggi del discorso inaugurale del rettore Franco Anelli pronunciato in occasione dell’apertura del 99esimo anno accademico dell’Università Cattolica. «Siamo alla vigilia del centenario dalla fondazione dell’Ateneo – ha proseguito il professor Anelli – e la sollecitazione del Santo Padre ci impone di intendere l’anniversario come occasione forte per riflettere sui modi per riaffermare la nostra identità nel contesto attuale», tanto più, ha ricordato il rettore, che la preparazione del centenario dell’Università Cattolica coincide con la riflessione, proposta proprio da Papa Francesco, a proposito del Patto educativo. Un particolare richiamo è stato fatto dal professor Anelli al discorso che Papa Francesco ha tenuto davanti ai rappresentanti della Federazione internazionale delle università cattoliche (Fiuc), il 4 novembre del 2019, quando ha evocato la ricerca di una “nuova episteme”. «Nuova episteme in che senso?», si è chiesto il rettore: «Immaginare la stessa possibilità di una nuova episteme – ha detto Anelli – impone di collocarla in relazione a un determinato contesto culturale dinamico». «Un compito indubbiamente terribile – ha proseguito il rettore –. Che assume valenza radicale e ci affida un nuovo mandato non meno intenso e cogente di quello contenuto nella Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae, la Carta fondamentale delle università cattoliche». Nel suo discorso il rettore ha ringraziato per primi gli studenti: «Sempre più numerosi scegliete la nostra Università e date significato all’impegno dell’Ateneo. Negli ultimi cinque anni la nostra popolazione studentesca è cresciuta del 16%. Oggi siete oltre 43.000, di cui quasi 14.000 nuovi iscritti». Per sei volte il professor Anelli ha utilizzato il verbo “accogliere” per sottolineare i modi con cui l’Ateneo fin dal suo atto fondativo si impegna per favorire l’esperienza universitaria a tutti i giovani che la scelgono, primo tra tutti il sostegno al diritto allo studio, l’apertura a una formazione internazionale e all’inserimento nel mondo del lavoro. Nel suo saluto come presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha consegnato all’Università Cattolica un augurio in tre parole: una visione condivisa, una coralità come metodo e una responsabilità intesa come rendere conto agli studenti, alla ricerca e alla chiesa Italiana. All’università ha fatto riferimento all’inizio della sua prolusione “Una diplomazia al lavoro per la pace” anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità. «La Chiesa pone grande attenzione agli sforzi che quotidianamente si compiono nell’ambito della conoscenza e del sapere, non mancando però di valutarne di volta in volta il senso e la portata. Il futuro di un Paese, infatti, si potrà edificare solo attraverso l’impegno comune delle sue diverse componenti volto a favorire lo sviluppo, la crescita, la formazione, la competenza». «Un metodo che domanda un ruolo attivo dell’Università non pensata più come dispensatrice di un sapere teorico o come ambiente che si compiace dei traguardi conquistati dai suoi studenti o dai suoi docenti, ma Università come soggetto capace di aprirsi non solo alle sfide, ma di superare anguste barriere attraverso lo studio, la conoscenza e l’analisi di quanto la circonda». Passando a presentare il ruolo della diplomazia pontificia, il cardinal Parolin ha affermato che «la Santa Sede, e quindi la sua diplomazia, sono portatrici della convinzione che l’azione internazionale deve uscire dalla logica di agire solo di fronte alle emergenze, magari per tamponarle momentaneamente. L’idea di sostenibilità che oggi tanto si proclama, deve diventare reale non solo nel fronteggiare in continuità i problemi e le sfide, ma nel programmare le soluzioni necessarie, Si potrà certamente sostenere che il traguardo è ambizioso, ma non negare che è quanto il diritto internazionale richiede alla diplomazia». Il Segretario di Stato ha fatto poi cenno al ruolo delle Organizzazioni intergovernative. «Il percorso verso decisioni che coinvolgono tutti i Paesi è sempre faticoso e spesso comporta di sacrificare l’ego del nazionalismo o l’impellenza dell’interesse particolare. Si rischia, però, dinegare l’essenza della diplomazia se non si riconoscono i contesti multilaterali come l’unica possibilità per gli Stati di ritrovarsi simultaneamente per dialogare, elaborare strategie, assumere decisioni e trovare soluzioni a questioni, come la pace, che sono necessariamente comuni. Il pericolo di abbandonare la visione del bene comune per consentire ai Paesi di rifugiarsi nelle chiusure individuali e in localismi più o meno mascherati che colorano ormai lo scenario di un mondo post-globale, è palpabile». Al pranzo organizzato per l’inaugurazione dell’anno accademico ha partecipato anche la senatrice a vita Liliana Segre, che viene spesso in Università Cattolica, e in questa occasione ha incontrato il rettore Franco Anelli, il cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, oltre a presidi e docenti dell’Ateneo |