È la prima (assieme alla Bocconi, ndr) a “fermarsi” ma è una delle più importanti del Paese e per questo potrebbe provocare una reazione “a catena” anche in altri atenei: oggi l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha deciso – per le sedi di Milano e Brescia – la sospensione delle lezioni in presenza, con l’eccezione di quelle nelle facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Natruali. Visto l’aumento di contati da Covid-19 in Lombardia – e in particolare sull’area del Milanese – porta la Cattolica a smettere almeno fino all’8 novembre prossimo la didattica “mista” messa a punto dal Ministro dell’Università Gaetano Manfredi. Gli orari delle lezioni non cambiano ma ovviamente verranno svolte in didattica a distanza, con i docenti che lo vorranno che possono fare lezione dalle aule: i servizi e la sede stessa dell’Università rimane aperta ma viene aumentato il personale in smart working (come da ultimo Dpcm 24 ottobre). Laboratori, attività seminariali e attività extracurriculari «autorizzate dai presidi delle varie Facoltà, potranno essere svolti in presenza, nel rispetto delle disposizioni di legge e dei protocolli di sicurezza sanitaria», fa sapere l’ateneo di Largo Gemelli.
LA SCELTA DELLA CATTOLICA E IL “NODO” UNIVERSITÀ
A differenza di Milano e Brescia, le sedi di Piacenza e Cremona proseguono con la didattica mista e così mantiene i corsi in presenza per le facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari e della facoltà di Economia e Giurisprudenza. I vertici della Cattolica con il rettore Franco Anelli – così come aveva fatto di recente la Bocconi – non escludono che si possa proseguire con la Dad anche dopo l’8 novembre prossimo, potenzialmente fino alla fine del primo semestre di corsi per poter garantire la sicurezza di docenti e studenti nella fase critica della “seconda ondata” Covid. «Continuiamo con la strategia definita all’inizio: didattica mista in parte in aula, in parte a distanza. Al momento non abbiamo criticità. Poi, a seconda delle diverse Regioni, si definiscono interventi specifici. Nel Lazio e in Campania, ad esempio, si è scelto di ridurre la presenza dal 50% al 25% la presenza in aula. La Sardegna farà didattica completamente a distanza per le prossime due settimane. Con questo sistema si sta garantendo la continuità didattica», spiegava solo ieri a Rai News24 il Ministro dell’Università commentando le scelte dei singoli atenei nel Paese. Concludeva poi lo stesso Manfredi «Monitoriamo ogni giorno la situazione dei contagi negli atenei e in aula ci sono dei casi, ma si contano nell’ordine del centinaio, compresi studenti, docenti e personale. Grazie alle mascherine obbligatorie e il distanziamento non abbiamo avuto cluster nelle aule universitarie. I contagi avvengono fuori, ma poi dentro il virus non si trasmette. In questo momento gli studenti stanno dimostrando grande responsabilità».