Si son lasciati investire da un’esplosione di domande dopo la morte di una giovane studentessa universitaria, arrivata a togliersi la vita il 1° febbraio 2023 alla Libera università di lingue e comunicazione, Iulm, di Milano.

E da quella tragedia è nato uno spettacolo, o meglio un percorso di teatro e musica, per dare voce a tante domande di senso sulla vita universitaria, interrogativi del tipo “è possibile vivere un’esperienza di vita piena in università? Cosa dà senso alle giornate? Cosa cerco nello studio? Chi sono io? Chi sono, per me, gli altri? Quale tipo di rapporto ho con le altre persone? È possibile avere relazioni sincere con gli altri, senza dover continuamente apparire diversi da ciò che si è?”.



Stiamo parlando dello spettacolo Cerco solo un sussurro in un mondo che grida, con un sottotitolo che potrebbe sembrare depressivo: Noia, ansia, solitudine nell’università di oggi, ma aperto ad una domanda finale: “C’è una strada?”

Un percorso musicale e letterario che, dopo la prima rappresentazione nell’aula magna della Statale di Milano a marzo 2023, ad un mese da quella tragedia, ha già raggiunto, senza alcun intento divulgativo, né programmazione, promozione e pubblicità, solo per il semplice passaparola, le 17 repliche in diverse università italiane, da Milano a Venezia, da Bologna ad Ancona, da Padova a Rimini; tutte grandemente apprezzate, con frequenti standing ovation, perché il percorso è splendido, avvincente.



Lo spettacolo si snoda attraverso brani musicali di Franco Battiato (E ti vengo a cercare; Un’altra vita), Luigi Tenco (Vedrai vedrai), Ornella Vanoni (Domani è un altro giorno), Giorgio Gaber (Il comportamento), Sergio Endrigo (Chi sei?), ma anche dei Passenger (Whispers), di Radiohead (No surprises), di Demi Lovato (Anyone), dei Coldplay (Green eyes), mentre, ad eccezione di un passaggio tratto da Il senso della nascita di Giovanni Testori, i testi teatrali sono stati scritti da quei giovani studenti universitari, che rispondono ai nomi di Tommaso Donati, Davide Capozza, Matteo Ciocca, Teresa Grittini, Marta Lattarini, Damiano Lottici, Giulia Mir, Tiziana Piccinini, Michele Sanese, Giovanni Scotti e Giacomo Zof.



Oltre a rendere al meglio, con gli strumenti musicali e le splendide voci, le opere di quei grandi artisti, questi ragazzi son riusciti ad esprimere nei testi teatrali le domande, le paure e i drammi che tutti i giovani, ma forse anche gli adulti, si portano dentro.

Ecco il loro racconto sulla nascita del percorso: “appena un mese dopo quel tragico evento, ci è stato chiesto di tenere una serata musicale e culturale nell’aula magna della Statale di Milano. Con una ventina di amici abbiamo deciso di pensare la serata nell’ottica di quella tragedia che era accaduta da poche settimane. Perciò, a partire da quelle domande, abbiamo scelto i pezzi musicali, da intervallare con dialoghi teatrali scritti da noi. Il percorso musicale e letterario non fornisce risposte alle domande che ci hanno mossi, ma accompagna e suscita intuizioni di risposta, perché l’intento è richiamare ciò che può dare risposte, che è una compagnia con altre persone impegnate nel mondo universitario, la condivisione di un’amicizia. Infatti, uno dei temi dello spettacolo è come ci si pone di fronte agli altri, con quale onestà e sincerità si dialoga con gli amici, con i compagni di corso e, di contro, con quale maschera ci si difende. A noi è accaduto concretamente così, proprio di fronte alla tragedia iniziale che ci ha mossi, le risposte sono arrivate dentro un’amicizia, nella condivisione e nella sincerità di fronte a quelle domande. E il brano musicale Il comportamento, scritto da Giorgio Gaber, esprime in maniera artistica come ognuno rischia di atteggiarsi nei confronti degli altri, sostenendo una parte non propria, nell’intento di darsi un’identità, di essere qualcuno, o qualcosa. In quel brano, Gaber ricorda che, sotto la maschera attribuitasi da ognuno, potrebbe esserci solo un vuoto. Perciò, una delle cose più belle che abbiamo sperimentato in questo percorso è la distruzione della maschera che ognuno si era costruito. Nel momento in cui le maschere si sgretolano, inizia una reale amicizia, la condivisione e non ci si preoccupa più di sostenere una posizione, un’identità, oppure una propria resilienza; perciò, ci si inoltra nella ricerca delle risposte a quelle domande fondamentali. All’inizio – concludono i ragazzi – può sembrare una posizione difficile, perché instabile, ma dentro la condivisione si sperimenta un equilibrio più umano”.

Forse per questi motivi, un imprenditore romagnolo ha voluto far rappresentare lo spettacolo nella propria azienda, a favore di tutti i suoi dipendenti.

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