Il discorso solo apparentemente può sembrare demagogico o peggio ancora populista: «perché le Università (e le scuole) sono ancora chiuse senza un vero piano post-lockdown e invece le discoteche e la Serie A sono state riaperte?». La polemica impazza da giorni e dopo che alcuni locali e discoteche all’aperto – seguendo i dettami imposti dall’ultimo Dpcm – hanno riaperto in alcune Regioni (Marche, Umbria, Toscana, Liguria) il tema è tornato di strettissima attualità: sono in corso le sessioni d’esame estive e per la quasi totalità degli universitari sono previsti esami “a distanza” con relativi problemi e stravolgimenti della stessa sessione. Il tutto mentre, di contro, il resto del Paese, tra misure, regole e “eccezioni” ha ripreso la semi-normalità quotidiana: «Le università devono riaprire e devono tornare a pieno servizio per tutti gli studenti», sostengono con forza 870 professori universitari che nei giorni scorsi hanno firmato la lettera indirizzata al Ministro dell’Università Gaetano Manfredi per chiedere un’immediata controtendenza rispetto alle ultime scelte del Governo nell’emergenza Covid-19.
UNIVERSITÀ APERTE: L’APPELLO AL GOVERNO
Viene bocciata la didattica a distanza e ribadito come per un periodo breve di emergenza nazionale possa anche andar bene ma occorre al più presto cambiare le regole: «Mentre si discute della riapertura parziale degli stadi a fine giugno per le partite di calcio, le università si stanno attrezzando per svolgere anche nel prossimo anno accademico l’insegnamento in presenza per pochi eletti e a distanza per gran parte dei loro studenti, per evitare che la presenza in aula incrementi la diffusione del contagio». La condanna netta per l’azione di Governo sul tema ricerca e università non è “nascosta” e nella lettera gli accademie ancora scrivono «Il timore è che si pensi che l’istruzione superiore italiana conti meno delle vacanze in spiaggia, dell’aperitivo al bar, del giro al centro commerciale o che le università non siano in grado di elaborare strategie per consentire una vera esperienza educativa, contenendo i rischi di contagio, e che siano meno capaci di farlo rispetto ai ristoratori o ai gestori turistici». Le proposte dei professori prendono forma con richieste di maggiori borse di studio e anche buoni affitto per gli studenti, un modo per incentivare la ripresa della “presenza” di un polo strategico del Paese come la formazione universitaria.