Le università sono state incoraggiate a “decolonizzare” i corsi di studio, tra cui la matematica, l’informatica e le discipline classiche. Lo riferisce The Times, che riporta la motivazione principale di questa richiesta: insegnare agli studenti in che modo il colonialismo e la sua eredità hanno plasmato le materie insegnate agli studenti. La raccomandazione arriva dall’Agenzia per la garanzia della qualità dell’Istruzione Superiore, che supervisiona e consiglia le Università inglesi su cosa insegnare e sulla qualità dei corsi offerti.
Secondo l’Agenzia, si legge su The Times, le materie da decolonizzare attingono a “conoscenze tradizionali derivanti dalla scienza dell’illuminismo coloniale” che sono state introdotte per favorire “l’espansione oltreoceano degli imperi britannico ed europeo, che è stata giustificata ricorrendo a una narrativa di superiorità bianca, abilista ed eteronormativa”. Ma non solo, perché invita a riconoscere le “geografie coloniali e imperiali, e le loro eredità di svantaggio sistemico, ad esempio razzismo, classismo, abilismo, omofobia e patriarcato” e a contrastarle promuovendo un modo di apprendere “inclusivo” che possa coinvolgere “una serie di partecipanti, come studenti, accademici, tecnici, personale professionale, visitatori e partner esterni” all’Università. E fornisce consigli precisi materia per materia.
“Decolonizzare” matematica e informatica all’Università: tra le materie “incriminate” anche psicologia
Secondo l’Agenzia per la garanzia della qualità dell’Istruzione Superiore, i corsi di informatica dell’Università dovrebbero mostrare come “le divisioni e le gerarchie di stampo coloniale siano replicate e rinforzate” in questa materia. La matematica invece dovrebbe proporre una “visione multiculturale e decolonizzata” che sia “informata attraverso la voce degli studenti”. Ce n’è anche per la psicologia, “storicamente basata sulla ricerca e sulla teoria derivante da Paesi bianchi, omogenei, istruiti, industrializzati, ricchi e democratici” che “non rappresentano voci e contributi differenti alla materia”.
Per il momento l’Agenzia, che peraltro è in parte finanziata dalle quote associative pagate dalle università, ha il solo potere di consigliare e non ha poteri decisionali. Non sono però mancate le critiche, riportate da The Times, di alcuni professori secondo i quali seguire questi consigli priverebbe gli studenti di apprendere il meglio delle materie insegnate, indirizzandoli invece alle idee degli attivisti politici.