Dopo quasi cinque anni di battaglie legali, iniziate nelle aule del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte e terminate poi in quelle del Consiglio di Stato, è arrivata una prima condanna nei confronti dell’Università di Torino, accusata di aver imposto tasse troppo alte agli studenti iscritti dalla coorte 2018-19 in poi. A muovere causa erano stati nel 2018 i sindacati studenteschi dell’Unione degli Universitari, che nel 2022 si erano visti respingere la denuncia dal Tar di Torino, ora invertita a sfavore dell’Università, condannata a risarcire quelle tasse.



La sentenza riferisce ad una legge del 1997 secondo cui le istituzioni universitarie non possono ricevere dagli studenti tasse superiori al 20% del cosiddetto Fondo per il finanziamento ordinario, che rappresenta i contributi corrisposti dallo stato e usati (tra le altre cose) per gli stipendi, la ricerca e le manutenzioni degli edifici scolastici. “L’Università di Torino”, chiosa Pasquale Scordo, coordinatore dell’Udu sabauda, “ha chiesto nel 2018 ben 94 milioni di euro” mentre avrebbe potuto, stando alla normativa del ’97, “chiedere soltanto 55 milioni, perché il fondo di finanziamento ordinario ammontava a 277 milioni”. Il Tar a novembre del 2022 ritenne che la legge fosse “residuale” con una scarsa applicazione pratica su tutto il territorio: posizione che secondo il Consiglio di Stato è “errata”.



Unione degli Universitari: “Altre 18 Università come quella di Torino, con tasse fuori legge e ingiuste”

Con la seconda sentenza, il Consiglio condanna l’ateneo a ricalcolare l’importo che ogni studente iscritto nel 2018 avrebbe dovuto pagare applicando la legge in esame, disponendo autonomamente le procedure per il rimborso dei 39 milioni in eccesso. “Sono in corso gli approfondimenti necessari”, spiega una nota emessa dell’Università di Torino dopo la sentenza del Consiglio, precisando che “il peso della contribuzione studentesca negli ultimi 10 anni è notevolmente cresciuto in conseguenza alla forte crescita del numero di studenti“, mentre il corrispettivo “finanziamento ministeriale è aumentato con un ritmo non proporzionale alla veloce crescita delle nuove matricole”.



Esultano, invece, dall’Udu di Torino, che in una nota firmata da Scordo ribadisce che l’azione legale non era fine a “danneggiare l’Università, bensì a garantire la tutela del diritto allo studio”, promettendo di continuare la loro battaglia contro “l’assurda pretesa di scaricare sugli studenti il sottofinanziamento statale degli atenei” con tassazioni “fuorilegge e profondamente ingiuste”. La stessa situazione, infatti, si rileva (secondo i calcoli dell’Udu) in almeno 18 tra i tanti atenei italiani, tra cui anche quello di Pavia che solo lo scorso anno è stato costretto a restituire 4,8 milioni di euro ai suoi studenti in una causa del tutto simile finita, anche in quel caso, sui banchi del Consiglio di Stato.