Il Ministero dell’Università con un decreto datato primo dicembre, pubblicato il 9 di gennaio, ha disposto 1.835,76 nuove assunzioni nelle università italiane. Si tratta di nuove assunzioni ordinarie che si riferiscono al 2023 e che potranno, ora, essere calendarizzate nei prossimi mesi, unendosi ai piani straordinari dei singoli atenei. In altre parole, più che di assunzioni si parla di una definizione degli spazi di flessibilità concessi alle università e distribuiti in base alle politiche relative al personale e ai parametri di bilancio.
Con i punti ottenuti, gli atenei potranno effettuare il turnover dei docenti, fermo restando che un professore ordinario ‘vale’ 1 punto, un professore associato 0,7, un ricercatore a tempo determinato di tipo B (con prospettive di carriera) 0,5 e uno di tipo B (senza prospettive di carriera) o,4. Non si esclude la possibilità che le assunzioni aumenteranno, soprattutto perché la legge di bilancio del 2022 dispose, per gli anni successivi, 11.500 neoassunti. Il Sole 24 Ore, inoltre, ha commissionato all’università di Bergamo uno studio sul turnover degli atenei italiani, dal quale emergono risultati ottimi nel Nord Italia, che peggiorano man mano che si scende nel Sud.
Le università migliori e peggiori per turnover
Le università italiane, evidenzia lo studio citato dal Sole 24 Ore, in base al turnover delle assunzioni di docenti si possono dividere in due gruppi distinti, quelle destinatarie di più dell’1% dei punti messi a disposizione dal Mur e quelle con destinazione inferiore all’1%, rispettivamente 37 e 30. Nel primo gruppo, 16 atenei hanno raggiunto o superato il 100% del turnover (assumendo tanti docenti quanti sono usciti dal mondo del lavoro), pari a quelle del secondo gruppo, in cui c’è una prevalenza di realtà ‘dottrinali’.
Soffermandoci sul primissimo dei quattro gruppi di università così formati (ovvero quelle con 100% turnover e più dell’1% dei punti), spicca tra le 16 il Politecnico di MilanoSeconda di Napoli e quello di Camerino.