Le università italiane sono in crisi, soprattutto le facoltà a indirizzo scientifico STEM che registrano record di abbandoni e scarso numero di laureati per anno. Secondo le statistiche, è in particolare il primo anno di studi a mettere in difficoltà gli studenti che decidono di rinunciare a proseguire. I nuovi iscritti sono sempre meno e le matricole restano poco tempo, una situazione che è seriamente peggiorata rispetto agli anni precedenti la pandemia. Nel biennio 2021/ 2022 il 7,3% ha abbandonato già all’inizio, e i numeri non mostrano particolari differenze tra maschi e femmine.



I problemi sono molti, Camilla Piredda e Simone Argutoli dell’Udu, l’Unione degli universitari hanno spiegato al Messaggero che vanno da una mancata preparazione adeguata a sostenere i primi esami, fino alla carenza di servizi e tutor per le matricole. Forse poi una delle altre cause è da ricercarsi nel fatto che, a causa del lockdown durante l’emergenza sanitaria, i ragazzi non hanno avuto possibilità di partecipare alle giornate di orientamento e quindi informarsi su cosa davvero avrebbero dovuto studiare. Ma anche la didattica a distanza ha contribuito alla situazione, perchè nei primi anni di inserimento, è importante frequentare l’ambiente universitario e confrontarsi anche con altri studenti che possono aiutare a risolvere dubbi frequenti. E ora la demotivazione arriva anche dal fatto che i costi sono troppo alti, sia quelli per gli alloggi che quelli per lo stile di vita dignitoso.



Italia fanalino di coda per numero di laureati in Europa

I numeri europei delle università, per quanto riguarda il numero dei laureati sono in crescita, e l’Italia, non solo è fanalino di coda ma in controtendenza con numeri a ribasso. Spagna e Francia contano una percentuale del 40% di cittadini possesso di diploma di laurea nella fascia di popolazione che va dai 25 ai 64 anni. Al primo posto c’è l’Irlanda con il 52% di laureati. Peggio dell’Italia sono la Romania con il 18%. Nel nostro paese quindi una persona su cinque risulta aver completato gli studi universitari, contro la media di uno su tre del resto dell’Unione Europea.



Il numero più in calo è quello riguardante gli iscritti ai corsi di laurea STEM cioè in materie scientifico matematiche, poi seguono anche ingegneria e facoltà tecniche. Anche l’indirizzo linguistico è in netto calo. Così, se mancano gli iscritti all’università, e le matricole abbandonano, la prospettiva per il futuro non è delle migliori, i numeri sembrano essere destinati a diminuire ancora, e proprio nei settori dove occorrerebbe aumentare la presenza di studenti.