Vaccini sì, ma anche una buona dose di arte e comprensione delle persone. Rispetto alle discipline più scelte, nell’anno della pandemia, aumentano, forse in modo aspettato, gli immatricolati per i corsi in Scienze e tecnologie farmaceutiche.
La notizia però è che non solo di medicinali dovrà vivere l’uomo post-Covid, ma anche di Arte e supporto alle persone. Tre sono infatti i dati interessanti che emergono dall’ultimo studio dell’Osservatorio Talents Venture e che meritano un approfondimento.
Il primo riguarda il gruppo di laurea in Arte e Design, quello che è cresciuto di più nell’ultimo anno. A guidare l’incremento ci sono le Discipline delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda, corso conosciuto come Dams, i cui immatricolati continuano ad aumentare ogni anno da cinque anni a questa parte.
Il secondo dato interessante è inerente alle materie scientifiche (lo abbiamo approfondito in questa puntata del podcast Istruzione Italia). Aumentano gli immatricolati in Scienze e tecnologie informatiche e in Statistica, mentre fanno registrare una lieve flessione gli immatricolati nella classe di laurea di Ingegneria industriale, che racchiude i corsi in ingegneria meccanica, gestionale, elettrica, chimica e così via.
In un’epoca caratterizzata da una crescente importanza dei corsi di laurea Stem, i cui laureati sono molto richiesti e a volte introvabili dalle aziende, gli immatricolati ai corsi di laurea umanistici Stem (+3,2% nell’anno accademico 2020-2021 rispetto all’anno precedente) aumentano molto meno che quelli Alph (+8,7%), acronimo utilizzato per indicare i corsi in Arts, Literature, Philosphy e History.
Il terzo e ultimo dato è relativo alla cura della persona. Nell’anno della pandemia crescono gli immatricolati in Scienze e tecnologie farmaceutiche, dopo che erano stati fermi nell’anno precedente. Bene anche i corsi di laurea all’interno del gruppo Psicologico, tra cui spicca la crescita degli immatricolati in Sociologia e in Scienze e tecniche psicologiche. Boom per il corso in Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace, che è la classe di laurea ad aver registrato il maggior incremento di immatricolati rispetto all’anno precedente.
I dati sulle immatricolazioni post-Covid ci lasciano con molte sorprese e sarà interessante vedere quali corsi continueranno la loro ascesa anche nei prossimi anni. Le conseguenze su cui varrebbe la pena riflettere sono due.
Da un lato, ci si deve occupare di creare posti di lavoro per quei corsi – ad esempio Dams – che ad oggi fanno registrare una domanda crescente di studenti, ma in prospettiva offrono un lavoro solamente al 50% dei laureati a un anno dalla laurea magistrale.
Dall’altro lato, bisogna lavorare per formare i ragazzi e le ragazze con percorsi paralleli a quello di laurea, che permettano loro di acquisire competenze riutilizzabili per lavorare in settori diversi da quelli in cui ci si immaginava di poter trovare un’occupazione quando ci si era iscritti all’università.
Proprio su quest’ultimo punto vorrei proporre una riflessione. Cosa ne pensate di un modello di partnership università-bootcamp, in cui gli immatricolati nei corsi di laurea non-Stem possano seguire, in parallelo alle lezioni universitarie, dei corsi che diano loro delle competenze tecnologiche e digitali basilari così da aiutarli nel posizionarsi efficacemente nel mercato del lavoro?
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