Da un anno si parla del caro affitti che attanaglia sia i docenti che gli studenti fuori sede. I prezzi elevati si registrano soprattutto al nord, e tra inflazione e rincari la situazione non ha accennato a cambiare. Nemmeno quest’anno, concentrandoci solo sulle università e gli studenti, nulla sembra essere migliorato in termini di costi. Una luce in fondo al tunnel sembra però intravedersi: l’anno accademico è iniziato con un numero maggiore di alloggi per universitari grazie ai fondi del Pnrr.



Conti alla mano si parla di 5.433 posti letto in più come apprendiamo dal Sole 24 ore. Quanto alla loro dislocazione quasi uno su cinque (il 19,5%) riguarda la Lombardia, seguita dal Veneto (16,1%), dal Piemonte (14,7%) e dal Lazio (9,5%). In quinta posizione la prima Regione del Sud, la Puglia, con il 9,5% del totale, in un contesto generale che vede andare al Mezzogiorno appena il 15% dei posti letto creati. Ancora comunque troppo pochi se consideriamo la domanda ancora inevasa, visti i 500mila fuori sede complessivi. Questi dati però dimostrano un piccolo passo in avanti, con un incremento del 13, 5% in più nell’arco di un anno. Quando gli atenei potevano contare solo sui fondi della “vecchia” legge 338/2000, l’aumento che si riusciva a ottenere era di solo un migliaio di unità.



UNIVERSITÀ E ALLOGGI: QUALI SARANNO I PROSSIMI PASSAGGI

L’ambizioso obiettivo che si vorrebbe raggiungere è quello di arrivare a 60 mila disponibilità entro il 2026. Ricordiamo che l’anno scorso eravamo a 40 mila alloggi, quindi mancherebbero ancora diverse unità da ricercare, e in questo i privati potrebbero giocare un ruolo essenziale. Su 67mila posti candidati dopo la manifestazione d’interesse del ministero dell’Università e della Ricerca, gran parte sono arrivati proprio dal privato.

Ecco perchè si vorrebbe rendere più appetibili gli investimenti spostando altri 300 milioni sull’housing universitario (in base a una delle 144 proposte di modifica del Pnrr su cui si attende l’ok dell’UE), in aggiunta ai 960 milioni già stanziati, così da poter alzare da 12.500 a 20mila euro il contributo una tantum triennale per gli investitori. Questo nelle intenzioni. Al momento però è ancora troppo presto per dirlo. Intanto si attende un decreto ad hoc tra qualche mese per sciogliere nodi come quello delle stanze doppie e della rendicontazione.