Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha destinato 960 milioni allo student housing. Queste risorse si traducono nella creazione di 120mila nuovi posti letto, incrementando gli attuali 40mila.
Questo aumento, per quanto significativo, rischia tuttavia di non essere un supporto efficace per chi arriva da fuori regione. Se, infatti, consideriamo l’anno accademico 2019-2020, le persone iscritte all’università come fuori sede erano 480mila. Un numero molto più ampio rispetto a quanto le nuove infrastrutture potranno effettivamente accogliere.
Le persone che si sono spostate fuori regione per ragioni di studio sono in aumento, al contrario di quanto si possa pensare date le restrizioni imposte per lungo tempo dalla pandemia. Nell’anno post-Covid, la quota di chi si trasferisce per immatricolarsi in un ateneo di un’altra regione diversa da quella di residenza ha raggiunto il 20,7%. I flussi di spostamento di queste persone, però, non sono gli stessi e occorre analizzarli per investire correttamente le risorse del Pnrr.
Se analizziamo il trend storico degli immatricolati, notiamo che i flussi di spostamento sono cambiati nel tempo. Da almeno 5 anni, infatti, si registra una diminuzione di tutti quegli studenti che dalle zone del Sud Italia e dalle Isole scelgono di spostarsi in un’altra regione per immatricolarsi. Infatti, se consideriamo l’anno accademico 2016-2017, notiamo che il 23,5% degli immatricolati fuori zona proveniva dalle aree del Sud Italia e il 22,4% dalle Isole: questi valori sono diminuiti rispettivamente al 21,6% e 17,7% nell’anno accademico 2020-2021.
A farne le spese sono stati soprattutto gli atenei del Centro Italia: se consideriamo 100 il numero di immatricolati che cambiava zona per spostarsi, nell’anno accademico 2010-2011 gli studenti fuori sede delle zone Sud e Isole che si spostavano al Centro rappresentavano il 37%, mentre nell’anno accademico 2020-2021 questo valore si è quasi dimezzato, scendendo al 23%.
Gli spostamenti che, invece, sono aumentati sono quelli tra le diverse aree del Nord Italia. La quota di immatricolati fuori zona che si spostava dal Nord-Est al Nord-Ovest (e viceversa) è passata dal 13% dell’anno accademico 2010-2011 al 17% del 2020-2021.
Un’altra importante evidenza è il primato dell’Emilia-Romagna nell’accoglienza degli studenti fuori sede, che continua ad affermarsi come tale dall’anno accademico 2016-2017, quando ha superato la Lombardia. Fatto 100 il numero totale degli studenti fuori regione, il 21,4% arriva in Emilia-Romagna, mentre solo il 17,6% sceglie la Lombardia.
Dato l’investimento previsto dal Pnrr e le nuove destinazioni preferite dagli studenti fuori sede, è interessante comprendere le ragioni di questi cambiamenti. Potrebbero essere dovute al fatto che alcune università sono diventate più attrattive oppure risiedere in una mancanza di risorse per le famiglie del Mezzogiorno da dedicare agli spostamenti per ragioni di studio, o ancora in un deficit dei trasporti o ad altre motivazioni ad oggi non note.
È necessario approfondire queste motivazioni per stabilire con quali criteri disporre delle risorse finanziarie in arrivo dal Pnrr, in modo da poter rispondere alle reali esigenze degli studenti e delle studentesse fuori sede.
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