COLLETTIVI PRO-GAZA FANNO IRRUZIONE AL SENATO ACCADEMICO DI UNITORINO: IMMEDIATO IL BOICOTTAGGIO ALLA COOPERAZIONE CON ISRAELE

Un singolo voto di un Senato Accademico accede nel giro di poche ore ai banchi de Governo e all’interno Parlamento: quello dell’Università di Torino è solo l’ultimo dei casi di proteste e polemiche a livello universitario che rischiano di trascinare una legittima contestazione politica ad un vero e proprio allarme antisemitismo. Nasce tutto dalla votazione avvenuta negli scorsi giorni presso l’Università Statale torinese quando in pieno svolgimento del Senato Accademico, alcuni gruppi di collettivi pro-Gaza – che stavano occupando alcune aree dell’ateneo – fanno un blitz per chiedere il pieno boicottaggio ai danni delle Università israeliane.



E quello che impressiona di più è che poi il primo atto del Senato di UniTorino dopo il “blitz” dei collettivi “Cambiare Rotta” e “Progetto Palestina” è proprio un effettivo boicottaggio: l’ateneo piemontese ha infatti interrotto ogni progetto di collaborazione con Tel Aviv, nello specifico non partecipando al bando “Maeci 2024 Italia-Israele” per la cooperazione scientifica con le Università dello Stato ebraico. Il boicottaggio è stato votato a maggioranza del Senato che ha ritenuto non più «opportuna» la collaborazione per via di quanto avvenuto dopo lo scorso 7 ottobre 2023, ovvero l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza contro Hamas.



Come racconta la cronaca del “Giornale”, gli studenti anti-Israele dei due collettivi di sinistra interrompono – compiendo una violenza se non fisica quantomeno “culturale” – la seduta del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Torino: come dimostra il video qui sotto, l’unica richiesta è poter leggere una lettera sottoscritta da 1700 docenti di tutta Italia di cui 60 dello stesso ateneo torinese. In quella missiva (inviata anche al Ministero degli Esteri, ndr) viene chiesta la sospensione del bando per la cooperazione tra università italiane e israeliane in materia di ricerca scientifica: «le università di Israele hanno un ruolo attivo nell’oppressione del popolo palestinese e sono fisicamente parte dell’occupazione, come l’Ariel University, che si trova all’interno di una colonia illegale in Cisgiordania», denunciano gli attivisti pro-Palestina richiamando quanto già scritto dai 1700 studiosi nell’appello anti-Tel Aviv, «Chiediamo che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale».



MELONI: “PREOCCUPATA DA CASO UNIVERSITÀ DI TORINO, È ANTISEMITISMO DILAGANTE”. LA NOTA DELL’ATENEO

Immediata la reazione di Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre, nata proprio con l’intenzione di affermare il diritto di difesa di Israele: «la decisione dell’Università di Torino è gravissima e inquietante e ci riporta a un passato lontano che non avremmo mai voluto rivivere». Ma è in poche ore che il caso torinese arriva dritto in Parlamento dove la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni era impegnata nelle comunicazioni sul Consiglio Europeo in arrivo: «Temiamo un crescente isolamento di Israele», ha detto in Aula la Premier, aggiungendo «Ribadisco che considero grave l’ondata di antisemitismo dilagante anche nella nostra opinione pubblica anche nelle nostre istituzioni, come il caso dell’Università di Torino».

Non solo, Meloni replicando alle opposizioni, conferma di considerare «grave e preoccupante» che un Senato accademico dell’Università di Torino «scelga di non partecipare al bando per la cooperazione scientifica con Israele. E lo faccia dopo un’occupazione da parte dei collettivi». Dopo le fortissime polemiche, l’Università di Torino prende posizione e rilascia una nota ufficiale: «in riferimento alle notizie emerse sugli organi di stampa, si intende chiarire che la mozione approvata dal Senato Accademico nella seduta di ieri 19 marzo, con la quale – visto il perdurare dello stato di guerra – si è ritenuta non opportuna la partecipazione al bando Maeci 2024 Italia-Israele, si riferisce esclusivamente al bando in questione». Per questo motivo, conclude l’UniTorino chiarisce, «tutti gli accordi e le collaborazioni in corso con le università israeliane rimangono attivi, nel pieno rispetto dei principi e dei valori di libertà di pensiero e di ricerca dell’Università di Torino».

DAL MINISTRO BERNINI A PIERO FASSINO: LE REAZIONI AL “CASO UNITORINO”

Le reazioni politiche non si placano e dopo l’intervento della Premier Meloni, nonostante le “precisazioni” dell’Università di Torno, interviene anche la Ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini: «è una decisione che non condivido seppur assunta nell’ambito dell’autonomia propria degli Atenei». Secondo la titolare del MUR, è triste che una scelta simile «coincida con la prima giornata nazionale delle Università che ha come titolo: ‘Porte aperte’. Ed è francamente sconcertante che si possa pensare di chiuderle. Ritengo ogni forma di esclusione o boicottaggio sbagliata ed estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività».

Compatta la coalizione di Governo sul caso Torino, a cominciare dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo che in una nota chiede l’intervento della Commissione contro l’antisemitismo per far luce sulla vicenda: «Chiediamo una convocazione urgente della Commissione Segre al fine di intervenire per stigmatizzare la decisione dell’Università di Torino. Alla luce dei fatti di questi giorni, è necessaria anche una posizione chiara del governo, confidando che il ministro Bernini stia già lavorando per una soluzione. Ci hanno insegnato che gli orrori nella storia sono frutto dell’indifferenza, noi non vogliamo essere indifferenti». A sinistra è il campo più “teso” visto che una parte delle opposizioni si trova vicino alle posizioni espresse dai collettivi pro-Gaza: netta condanna arriva nel Pd dal solo Piero Fassino che in una nota sottolinea come sia grave che il Senato Accademico «abbia deciso di non partecipare a progetti di cooperazione con Università israeliane. C’è stato un tempo lugubre nel quale dalle Università venivano espulsi professori perché ebrei». L’ex sindaco di Torino cita poi Brecht e conclude, «vigilate, perché il ventre che ha generato il mostro è sempre fecondo». Per il capogruppo al Senato di Italia viva, Enrico Borghi, il silenzio di gran parte della sinistra è molto grave: «L’atteggiamento del cosiddetto ‘campo largo’ oggi in Aula al Senato, sulla decisione dell’Università di Torino di bloccare ogni progetto di collaborazione con Israele dopo una irruzione di una minoranza chiassosa con bandiere e striscioni nel Senato accademico, è l’ennesima polizza di assicurazione che la sinistra italiana recapita a Giorgia Meloni».