Uno Bianca: Alberto Capolungo è il nuovo presidente dell’Associazione Vittime, succeduto a Rosanna Zecchi che per quasi tre decenni è stata al timone. Intervenuto al Resto del Carlino con una intervista poche ore dopo l’assunzione dell’incarico, Capolungo ha ricordato quali sono i binari su cui si muove la ricerca della verità sul caso della banda della Uno Bianca e quali sono, ancora oggi, le criticità insolute.



Figlio dell’ex carabiniere Pietro Capolungo, ucciso dal commando della Uno Bianca nell’assalto del 2 maggio 1991 all’armeria di via Volturno, ha sottolineato di voler proseguire il lavoro fin qui svolto da chi lo ha preceduto e ha ricordato che, negli anni, l’associazione ha trovato “grande disponibilità” nelle forze dell’ordine pur imbattendosi, spesso, in “tante cose” che avrebbero sollevato non poche perplessità. A partire dai “depistaggi sul ruolo dell’ex brigadiere Domenico Macauda” fino alle presunte complicità mai emerse.



Uno Bianca, Capolungo: “Livello superiore ai fratelli Savi? Non è mai emerso”

La storia della banda della Uno Bianca, guidata dai fratelli Roberto e Fabio Savi, è ancora coperta da un alone di mistero nonostante i processi e i decenni trascorsi. Alberto Capolungo, interpellato sull’eventualità di un livello superiore ai Savi, nella regia delle azioni del gruppo criminale, non lo esclude, ma sottolinea che nulla di concreto è mai emerso in questo senso: “E dubito che lo si possa trovare – aggiunge nella sua intervista –. Vero è che tanti delitti restano incomprensibili e che si poteva fare di più, e meglio, per interrompere prima l’attività della banda“.



I crimini della famigerata banda della Uno bianca, con assalti armati che avvennero in un periodo compreso tra il 1987 e il 1994, portarono a un bilancio drammatico: 24 vittime di omicidi e oltre 100 feriti. Secondo le sentenze, il gruppo guidato dai fratelli Savi avrebbe agito per soldi, ma tra le famiglie di chi ha perso la vita  insiste il dubbio che dietro la scia di sangue si celi una matrice terroristica mai scoperta e, addirittura, forse volutamente nascosta per proteggere responsabilità di più alto rango rispetto ai “traditori” della divisa finora individuati.