Banda della Uno Bianca, dopo trentaquattro anni dalla strage del Pilastro nella quale persero la vita tre carabinieri il 4 gennaio 1994, è stata riaperta l’inchiesta per cercare di definire la rete di complicità criminale e soprattutto i veri mandati degli omicidi che portarono il gruppo composto quasi esclusivamente da poliziotti, ad uccidere 23 persone e ferirne oltre 100 durante un periodo di sette anni tra rapine ed esecuzioni. I familiari delle vittime hanno ottenuto l’avvio di nuove indagini sul caso, nel tentativo di scoprire finalmente la verità dietro ai numerosi misteri e depistaggi che hanno caratterizzato la vicenda.
Oltre all’arresto dei colpevoli, tra cui i capi gruppo arrestati, i fratelli Savi: Roberto, Alberto e Fabio, i parenti delle persone che hanno perso la vita negli agguati ritengono che ci siano altri importanti personaggi coinvolti, probabilmente figure istituzionali, che potrebbero essere accusate di concorso in omicidio volontario, calunnia e complicità, anche nell’ambito della gestione del mezzo utilizzato per portare a termine i 103 crimini avvenuti tra Emilia Romagna e Marche, ed iscritte sul registro degli indagati dalla Procura di Bologna.
Banda della Uno Bianca, nuovi nomi iscritti nel registro degli indagati per concorso in omicidio volontario
Riaperta l’inchiesta sulla rete di collaborazione e complicità della banda della Uno Bianca, in occasione dell’anniversario della strage del Pilastro, le cui vittime, i tre carabinieri Mauro Mitilini, Otello Stefanini e Andrea Moneta saranno ricordati con una messa celebrata dal cardinale Zuppi, il Quotidiano Nazionale ripercorre la vicenda restringendo il cerchio dei nomi sui quali si potrebbe ora concentrare la nuova indagine. Si tratterebbe principalmente di personaggi che avrebbero negli anni aiutato il gruppo criminale a coprire vari reati e rapine e favoreggiare in alcuni casi gli agguati. Tra questi ci sono personaggi legati alle forze dell’ordine ma probabilmente anche ex funzionari dei Servizi.
Gli investigatori della banda della Uno Bianca ora, grazie anche all’aiuto dei nuovi sistemi digitali, analizzeranno nuovi dati e indizi, compresi gli archivi dai quali ricaveranno gli atti per rileggerli in chiave diversa e approfondendo nuovi particolari. Probabilmente, come sottolinea il giornale, interverrà anche la scientifica per confrontare il Dna trovato proprio all’interno della Fiat Uno, per verificare la presenza di altri poliziotti, in particolare quelli che svolsero le indagini iniziali e che probabilmente ebbero un ruolo chiave nell’identificazione dei principali colpevoli.