Nella nuova puntata di Farwest, il programma di Salvo Sottile in onda su Rai 3 in prima serata, si torna sul caso Uno bianca e in particolare sulla strage del Pilastro, una delle decine di azioni della banda criminale che costò la vita a tre giovani carabinieri. Erano Otello Stefanini, Mauro Mitilini e Andrea Moneta, militari appena ventenni uccisi a Bologna nel 1991.
La trasmissione affronta una nuova pista con rivelazioni esclusive e parla di una “allarmante intercettazione” che traccerebbe un legame tra una testimone chiave della strage del Pilastro e ambienti di Polizia. Si tratta della seconda parte dell’inchiesta giornalistica del format, introdotta dal precedente appuntamento televisivo nel quale sono stati sondati gli elementi che aprono allo scenario dell’eversione e della strategia della tensione quali contesti nei quali potrebbero essere maturati i fatti. Non solo spietati rapinatori mossi dalla sete di denaro, ma l’ombra di una rete di interessi ben più profondi e radicati che potrebbe aver avuto una connessione con il terrorismo che ha insanguinato il Paese.
Uno bianca, chi erano i carabinieri uccisi a Bologna nel 1991 durante la strage del Pilastro
La banda della Uno bianca dei fratelli Savi agì dal 1987 al 1994 gettando nel terrore un’intera regione, l’Emilia-Romagna, e portando a termine 103 azioni criminali per un totale di 24 morti e oltre 100 feriti. Un bilancio atroce che si è imposto tra i capitoli più sanguinosi e criptici della cronaca nera italiana, lasciando aperti interrogativi ancora senza risposta. Per 7 anni, il gruppo criminale della Uno bianca composto quasi interamente da uomini in divisa seminò morte e panico spingendosi ben oltre il perimetro delle rapine a mano armata.
Una delle pagine simbolo di quell’epoca di orrore è senz’altro la strage del Pilastro, avvenuta il 4 gennaio 1991 alla periferia di Bologna quando i tre carabinieri Stefanini, Mitilini e Moneta furono assassinati a colpi di arma da fuoco dal commando. Erano in servizio quando una pioggia di oltre 200 proiettili li avrebbe investiti senza dargli scampo. Le vittime erano giovanissime, appena ventenni, e oggi i loro familiari continuano a lottare per fare piena luce sull’eccidio convinti che la giustizia non abbia pienamente fatto il suo corso con le condanne finora inflitte. Secondo i parenti, la storia della Uno bianca cela ancora segreti non svelati e una regia occulta mai emersa, con l’ipotesi di complici rimasti a piede libero fino a questo momento.
La nuova indagine sulla Uno bianca e il sospetto delle famiglie delle vittime della strage del pilastro
Pochi mesi fa è stata aperta una nuova inchiesta a carico di ignoti per concorso in omicidio. Il fascicolo, aperto dalla Procura bolognese, ha trovato impulso nell’esposto delle famiglie delle vittime della banda della Uno bianca e punta a chiarire se vi siano elementi utili a rintracciare eventuali complici ancora fuori dal cono investigativo. Alessandro Stefanini, fratello del carabiniere Otello ucciso con i due colleghi al Pilastro, ha ribadito di ritenere verosimile che dietro i fatti di sangue attribuiti al gruppo dei Savi “c’erano altre persone che sicuramente sono ancora in giro“.
Per i parenti di chi è stato ucciso, occorre sentire nuovamente alcune delle persone già ascoltate in passato e che potrebbero fornire un contributo importante all’indagine. Tra queste, ha sottolineato Stefanini, riporta Ansa, l’ex vicebrigadiere Macauda che a suo dire saprebbe “qualcosa che non ha detto quando è stato arrestato“. I familiari hanno chiesto che si indaghi per accertare la presenza di eventuali coperture e mandanti.