Claudio Pinti, l’untore del virus Hiv di Montecarotto (Ancona), condannato a 16 anni e 8 mesi in primo grado (in abbreviato) per aver contagiato la compagna Giovanna Gorini (poi deceduta) e la fidanzata Romina, ha depositato il ricorso in Corte d’Assise di Appello. L’autotrasportatore si è mosso nei giorni scorsi tramite il suo nuovo avvocato, il legale Massimo Rao Camemi, cassazionista del foro di Roma, che ha assunto la difesa del 37enne recluso nel carcere di Rebibbia. Spetterà a lui tentare di ribaltare la sentenza pronunciata il 13 marzo scorso dal gup Paola Moscaroli, che aveva condannato Claudio Pinti per omicidio volontario per la morte di Giovanna Gorini, la compagna deceduta il 24 giugno del 2017 a seguito di una malattia correlata all’Hiv, e per lesioni gravissime nei confronti di Romina, ex fidanzata alla quale ha trasmesso il virus nascondendole di essere sieropositivo.
UNTORE HIV CLAUDIO PINTI DEPOSITA RICORSO
Fu l’ex fidanzata 40enne, una volta scoperto di essere stata infettata, a denunciare Claudio Pinti, che ha sempre negato l’esistenza dell’Aids rifiutando di sottoporsi a cure specifiche per la malattia. La donna, dopo il responso di sieropositività ricevuto dagli Ospedali Riuniti di Ancona, si era sfogata con i poliziotti:”Mi ha defraudata della libertà di scelta e ingannata sul suo stato di salute”. Le dichiarazioni di Pinti, che agli inquirenti aveva raccontato di aver avuto circa 200 rapporti sessuali con uomini e donne provenienti da tutta Italia, avevano fatto temere un contagio di proporzioni simili a quello provocato da Valentino Talluto, il romano condannato a 24 anni di carcere per aver infettato con l’Hiv almeno 30 partner. Durante la lettura della sentenza, l’imputato si mostrava – come riportato da “Il Messaggero” – apparentemente impassibile e con un ghigno sorridente.