L’untore HIV di Ancona, Claudio Pinti, è uscito dal carcere ed è agli arresti domiciliari. La Corte di Assise di Appello ha accolto la richiesta dei domiciliari presentata dall’avvocato Massimo Rao Camemi, legale dell’autotrasportatore di Montecarotto, condannato a 16 anni e 8 mesi per omicidio volontario (dell’ex compagna, morta di Aids) e lesioni gravissime all’ex fidanzata per aver trasmesso alle due donne l’Hiv con rapporti non protetti senza informarle della propria sieropositività. La decisione della Corte è stata motivata con l’incompatibilità tra il regime carcerario e le condizioni di salute di Claudio Pinti. Il presidente della Corte, Giovanni Treré, ha aggiunto che Pinti, che aveva ammesso di aver fatto sesso non protetto con 200 donne e che ha sempre negato l’esistenza dell’HIV; Pinti ha però abbandonato la tesi negazioniste, dunque non c’è il rischio che reiteri il reato. L’uomo ha anche accettato una cura. Per andare all’ospedale sarà sufficiente “comunicare orari di uscita e rientro” all’autorità giudiziaria.
UNTORE HIV DI ANCONA AI DOMICILIARI
La notizia della concessione dei domiciliari a Claudio Pinti ha suscitato un lungo sfogo sui social dell’ex fidanzata Romina Scaloni. La donna è anche preoccupata all’idea che l’uomo sarà curato nello stesso ospedale in cui è seguita lei. “Potrei incontrarlo lì“, spiega Scaloni, lamentando di essere stata “tradita” dalla giustizia. Pinti, ha detto, “è quella persona che mi ha fatto tanto male e mi ha distrutto la vita, la stessa persona che ha ucciso una donna di 32 anni, madre della loro figlia, la stessa persona che ha devastato e rovinato la vita di quella bimba. Oggi mi sento come nel maggio 2018, quando venni a conoscenza della patologia che aveva“. Nel video, pubblicato su Facebook, la Scaloni ha poi aggiunto: “Un detenuto ai domiciliari può avere tante possibilità, tra cui quella di fuggire. Potrei ritrovarmelo qui. Forse i giudici non hanno pensato che l’hanno autorizzato ad andare da solo e liberamente nell’ospedale per curarsi, lo stesso ospedale dove vado io per trattare l’Hiv. In quegli ambulatori ci potremmo incontrare. Tutto questo non è normale, lo trovo inconcepibile, inaccettabile“.