Ad una dura accusa – in soldoni riassumibile come “gli uomini sono ignoranti e in quanto tali votano destra” – corrisponde sempre (o quasi) una risposta, talvolta ancor più dura: il caso del piccolo scontro che si è aperto in questi giorni tra le redazione della Stampa – impersonata dalla giornalista Simonetta Sciandivasci – e quella di Libero – questa volta interpretata da Ginevra Leganza – che parte da uno (pseudo?) studio presentato ieri sulle pagine del quotidiano torinese e pochi giorni fa sul palco del Festival Internazionale dell’Economia di Torino dalla professoressa ed autrice Maria Laura Di Tommaso.



Partendo da qui: secondo le analisi svolte dalla docente su “conoscenza e questioni di genere” emerge che gli uomini – intesi proprio come ‘maschi’ e non ‘esseri umani’ – stanno diventando sempre più ignoranti in una tendenza associata (forse con un volo pindarico) all’aumento dei voti per la destra italiana ed internazionale. Discorso presentato da Sciandivasci con la formula “il ritardo dei maschi nelle competenze linguistiche e comunicative (..) produce una sempre più marcata tendenza ad avvicinarsi a posizioni conservatrici, retrograde” ostacolando “la crescita del buon cittadino” che nella sua idea sarebbe nientemeno che progressista, di sinistra ed intellettualmente colto.



Libero contro La Stampa: “Uomini di destra saranno ignoranti, ma il progressismo oggi è vuoto”

Un discorso che non è andato proprio giù – oltre che agli uomini di destra che si sono sentiti dare degli ignoranti per una semplice tendenza politica – a Leganza che oggi ha pubblicato un articolo di risposta a Sciandivasci su Libero partendo dal sottolineare che un simile ragionamento sorvola “sulla cruda realtà della storia” perché tornando al suffragio universale va ricordato che “se fosse stato per il progressista Pci (e non per la Dc) le donne non avrebbero mai votato” perché – agli occhi degli sviluppati uomini di sinistra contrapposti agli ignoranti di destra – “erano loro a essere maggiormente affezionate alla monarchia. E dunque erano loro quelle maggiormente ‘conservatrici, retrograde’”.



Fu, insomma – in altre parole -, grazie a “quel buon senso che come sempre ha radice conservatrice, ossia realista, addirittura papalina” che le donne oggi possono votare; ma se proprio si vuole sorvolare sulla storia allora vale la pena ricordare le parole di Ernesto Galli della Loggia che “qualche mese fa, sul Corriere della Sera, spiegava come il conservatorismo sia oggi non più ‘reazione’ ma (..) freno al progressismo“, proprio quel progressismo che vuole che gli uomini si sentano costretti a votare la destra per ignoranti, incapaci di pensare o ragionare con la loro testa. Non solo, perché della Loggia punta anche il dito contro un progressismo (o una sinistra, se vogliamo) che oggi “non è comunismo, non è illuminismo, non è socialismo o qualsiasi grande costruzione del pensiero, ma è categoria pressoché vuota“.