In provincia di Ferrara il ventottenne Filippo Negri, che sta scontando gli ultimi mesi agli arresti domiciliari in una comunità, ha salvato una anziana da un incendio scoppiato nella chiesa di Salvatonica, a Bondeno. Le fiamme, come riportato dal Corriere di Bologna, si sono propagate per cause ancora da chiarire al primo piano della struttura gestita da don Giorgio Lazzarato, imprigionando la malcapitata nella sua camera. L’ottantaseienne era disperata, al punto che stava valutando di gettarsi dalla finestra, fino a quando ad aiutarla non è arrivato il giovane.



Filippo, che si trovava nella comunità da soli tre giorni, è corso a chiedere aiuto agli abitanti dell’edificio vicino, facendosi prestare un estintore e una scala, così da raggiungere la finestra della donna. È salito dall’esterno fino al primo piano e l’ha presa sulle spalle, portandola giù. È lì che poco dopo è stata soccorsa dai medici dell’ambulanza. La tempestività dell’intervento del giovane è stata fondamentale per salvare l’ottantaseienne, che ora si trova all’ospedale Bufalini di Cesena con ustioni di secondo grado al volto e alle gambe.



Il racconto dell’uomo che ha salvato l’anziana dall’incendio a Ferrara

A raccontare quanto accaduto nelle scorse ore è stato proprio Filippo Negri, l’uomo che mentre era agli arresti domiciliari in una comunità ha salvato l’anziana che rischiava di essere avvolta da un incendio nella sua camera. “Ero in bagno al primo piano quando è scoppiato l’incendio. Sono uscito e sulla destra ho inizialmente visto un piccolo fuoco. Così sono sceso per chiedere aiuto e cercare un estintore per spegnerlo subito e quando sono risalito il fuoco si era già propagato in modo veloce, attaccando su alcuni vestiti che erano da stendere, sul legno e sui materassi. Nel giro di pochi secondi tutto il piano è stato avvolto da un fumo nero”, così il ventottenne ha ricordato gli attimi di panico.



Poi l’intuizione con cui è riuscito ad arrivare alla signora, passando per l’esterno dell’edificio. “La scala era corta, per cui dopo aver preso in braccio la signora, ho dovuto fare anche un saltello. Lei è stata di un’agilità incredibile, ma anche se non trovavamo una scala, qualcosa si faceva. Non la si poteva lasciare morire, anche se ce la siamo vista brutta. Bastavano due secondi in più e sarebbe morta ustionata”.