Il Brain Institute (ICM) dell’ospedale Pitié Salpêtrière, a Parigi, sta effettuando alcuni esperimenti per comprendere se e come l’uomo si abituerà ai cambiamenti climatici: i primi risultati, come riportato dal quotidiano Liberation, evidenziano che “sarà molto dura”. I test sono stati condotti su una ventina di “climatonauti” volontari, dai 25 ai 52 anni, che sono stati coinvolti nella missione scientifica Deep Climate.
Le dieci donne e i dieci uomini in questione avevano appena trascorso un mese in Lapponia, con brusche variazioni di temperatura (fino a -50 °C) e temporali improvvisi, e a giugno vivranno per quaranta giorni nel deserto saudita, altrettanto difficoltoso (oltre i +50 °C). Ogni viaggio prevede un mese di pausa e studi scientifici. L’idea è quella di farli confrontare con tre tipi di climi estremi che sono rappresentativi delle possibili condizioni di vita nel prossimo futuro in Europa. Gli esperimenti sono stati condotti prima e dopo le partenza e hanno riguardato diversi aspetti delle funzioni umane dei singoli (ad esempio processi biologici, sensoriali ed emotivi) e del collettivo.
Uomo si abituerà a cambiamenti climatici? I risultati degli esperimenti
I primi risultati degli esperimenti del Brain Institute (ICM) hanno evidenziato che ogni “climatonauta” si adatta in modo diverso ai cambiamenti climatici e che non ci sono delle costanti relative alla differenza tra uomo o donna oppure all’età. “Eppure ci sono dei meccanismi ricorrenti in tutti gli individui”, ha precisato il ricercatore Christian Clot. “Le persone inizialmente attraversano una fase di disorientamento, non hanno punti di riferimento. Ciò crea stanchezza mentale. Stiamo cercando di capire come ridurre il tempo di questa fase. Dopo infatti ci sono quelle di accettazione e di ricostruzione, che passano attraverso emozioni e conoscenze, per potere nuovamente proiettare te stesso nel futuro”.
È emerso che il processo di adattamento, tuttavia, è impossibile “senza cooperazione all’interno di un gruppo sociale”. Non è dato ancora sapere dunque come l’uomo si comporterà di fronte ai cambiamenti climatici, ma quel che è certo è che non potrà farcela da solo e che sarà fondamentale una preparazione per gestire lo stress. “Lo studio rappresenta soltanto un punto di partenza e tra l’altro ci fa presumere che se è così dura per i “climatonauti”, sarà peggio per le persone più fragili”, ha concluso la neuroscienziata Margaux Romand-Monnier.