Urbano Cairo, ospite a Un giorno da pecora su Rai Radio 1, ha parlato della possibilità di entrare in politica. “Fare oggi il sindaco? Perché no, è la mia città”, ha affermato. L’ipotesi in questione, come riportato dal Corriere della Sera, tuttavia, era stata già presa in considerazione in passato col centrodestra. 



Matteo Salvini mi aveva chiesto se poteva interessarmi. Adoro Milano, poteva essere una cosa bella, ma ero impegnato con il mio lavoro. Io ho scelto di scalare Rcs. A malincuore ho rinunciato, ma non so neanche se sarei stato adatto a farlo con Salvini”, così ha risposto alle domande di Geppi Gucciari e Giorgio Lauro. E ha spiegato: “Io sono di centro, proprio di centro. Renzi è molto bravo, peccato che oggi non abbia più il consenso di una volta. Anche Calenda è molto bravo”. I suoi elogi sono stati prontamente ascoltati da Carlo Calenda, che nelle ore successive ha replicato: “Cairo ha fatto un ottimo lavoro, è uno dei pochi editori puri, magari si candidasse”.



Urbano Cairo: “Io sindaco di Milano? Perché no”, i lavori extra politica

Per il momento ad ogni modo Urbano Cairo si gode i suoi successi da presidente del Torino calcio, della Cairo Communication e di RCS MediaGroup. “Il mio lavoro mi piace”, ha ammesso. E tornando alla politica ha ribadito: “È stato un divertente scambio di battute. Se accetti di andare a Un giorno da pecora, stai al gioco. Poi, certo, mi viene chiesto con una certa frequenza se sono disponibile a entrare in politica. La mia risposta è che nella vita mai dire mai”.

Intanto, si occupa degli intrecci tra la politica e lo sport: “Salvini ha detto che il decreto Crescita è immorale? Non capisco. Se ti permette di portare in Italia campioni che pagano le tasse, anche se un po’ meno del massimo, è comunque un vantaggio per lo Stato perché senza il decreto questi campioni non verrebbero. È anche un vantaggio per il campionato di Serie A, per lo spettacolo, e per le persone a casa che si divertono di più. Il calcio porta all’erario 1,3 miliardi, ne genera 16 con le scommesse, di cui 2 vanno allo Stato, e occupa quasi 200 mila persone”.