Grazie Italia“, con queste parole, pronunciate in italiano, si è aperto l’intervento di Ursula von der Leyen agli Stati Generali indetti da Giuseppe Conte a Villa Pamphilj. In collegamento video, la presidente della Commissione Europea ha commentato: “Il vostro governo ha preso delle misure audaci chiedendo alle persone di stare a casa per lunghe settimane e mesi. Ha richiesto coraggio ma ha funzionato. Voi avete aperto la strada ad altri Stati membri. Avete preso anche misure audaci per assicurare lavoro, proteggere le imprese e limitare il danno all’economia italiana. Dopo la profonda caduta degli ultimi mesi, l’attività economica sta gradualmente ripartendo. Tuttavia, sappiamo che la ripresa sarà una sfida generazionale, non solo per l’Italia, ma per l’Europa intera. Quindi oggi posso dire: lo spirito dei nostri fondatori è tornato, l’Europa è tornata, l’Europa s’è desta“.



URSULA VON DER LEYEN A CONTE: “L’EUROPA S’È DESTA

Una frase, “l’Europa s’è desta“, pronunciata ancora una volta in italiano da parte di Ursula von der Leyen, in quello che sembra essere un chiaro richiamo all’inno di Mameli. Oltre a definire il piano della Commissione da lei guidata, il Next Generation UE, come “un’opportunità unica per l’Italia“, la tedesca ha spiegato che il Recovery Plan proposto da Bruxelles “può affrontare le sfide che da tempo pesano sull’economia italiana, e spianerà la strada ad una ripresa economia duratura. Ora sta a voi farlo succedere”. Per uscire dalla crisi, però, serviranno anche “riforme ambiziose“, storico tallone d’Achille di Roma: “Tutti sappiamo che l’alto livello di debito vi espone agli umori dei mercati, ma con le giuste riforme l’Italia può avere il massimo dal Next Generation Eu“, ha detto. Così come il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, anche Ursula von der Leyen ha riservato un passaggio significativo del suo intervento alle donne e ai giovani, i più colpiti dalla crisi economica scaturita dalla pandemia. Per organizzare una risposta adeguata, ha detto von der Leyen, sarà importante poter contare sulla “capacità della Pa perché le risorse Ue possano essere usate”.



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