Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, e il marito Heiko si ritrovano protagonisti di un nuovo caso, approfondito dalla trasmissione “Fuori dal Coro”, condotta da Mario Giordano e in onda ogni martedì su Rete 4. In particolare, il consorte della donna si ritrova al centro di un grande conflitto di interessi in Italia, visto e considerato che ai vertici di un organo di vigilanza che gestisce i fondi europei del Pnrr si trova proprio lui.



Ma procediamo con ordine, al fine di ricostruire al meglio la vicenda. Occorre fare un balzo a ritroso nel tempo, fermandosi al 14 gennaio scorso, quando a Udine è stata costituita la società Orgenesis Italy, braccio italiano dell’americana Orgenesis Inc., specializzata in tecnologia mRna, la stessa con cui sono stati sviluppati i vaccini contro il virus SARS-CoV-2. Tale società dal 14 gennaio al 14 ottobre risulta inattiva e non ha fin qui mai fatturato, ma poco dopo la sua creazione ha partecipato e ha vinto un bando insieme all’Università di Padova di oltre 320 milioni di euro, soldi che altro non sono che una parte dei fondi del PNRR per il rilancio dell’Italia. A sorvegliarne l’utilizzo, tuttavia, è proprio il marito di Ursula von der Leyen e il conflitto d’interessi appare più che mai evidente.



URSULA VON DER LEYEN, IL MARITO HEIKO AL CENTRO DI UN CASO: “GESTISCE IN ITALIA SOLDI DEL PNRR EROGATI DALLA MOGLIE”

Appare quantomeno anomalo, infatti, che il consorte della presidente della Commissione europea debba gestire i fondi erogati dall’organo presieduto dalla moglie. Interpellato sull’argomento, Rosario Rizzuto, presidente del Centro nazionale di ricerca terapie geniche e farmaci Rna e responsabile del progetto oggetto del bando di cui sopra, ha risposto a “Fuori dal Coro”: “Non abbiamo conosciuto il signor Heiko in quanto marito della von der Leyen, l’abbiamo scoperto dopo”.



Il tutto mentre la Procura penale europea conduce un’indagine sui vaccini: la Commissione è infatti finita sotto inchiesta a causa delle trattative private per l’acquisto dei preparati anti-Covid, che si traducono in un fitto scambio di sms tra Ursula von der Leyen e Albert Bourla, numero uno di Pfizer. La Corte dei Conti europea ha chiesto spiegazioni, ottenendo in tutta risposta un rifiuto all’accesso dei messaggi di testo.