Janet Yellen, segretario del Tesoro, ha fissato il fatidico giorno al primo giugno: da quel momento gli Usa potrebbero non poter pagare i debiti, almeno non tutti. ll Governo sarà in default perché per spendere avrebbe bisogno di un’autorizzazione specifica del Congresso per aumentare il livello del debito. Il sistema americano è strutturato così: il Congresso decide le spese, ma per sborsare i soldi occorre definire un plafond oltre il quale non si può andare, a meno che, se necessario, non venga modificato. E il livello del debito finora non è stato alzato perché per farlo i repubblicani, in maggioranza alla Camera, vogliono che in cambio la Casa Bianca accetti dei tagli alla spesa. Chiedono a Biden soprattutto di tagliare i fondi al suo programma di economia verde.



Le trattative fervono, spiega Andrew Spannaus, giornalista americano fondatore di Transatlantico.info e conduttore del podcast House of Spannaus, e intanto si fanno strada alcune alternative, come quella di emettere una moneta da un trilione di dollari, mille miliardi.

Come sono arrivati gli Usa sull’orlo del default?



Il tetto del debito è una legge che esiste da molto tempo e che fino agli ultimi decenni non rappresentava un problema, era solo una questione tecnica. Si è cominciato a utilizzarla come arma politica, in particolare da parte dei repubblicani contro Obama: ora che gli stessi repubblicani controllano solo la Camera, per loro questo è l’unico modo per esercitare un potere forte. Usano il tetto del debito come ricatto non per decidere le spese attraverso le procedure ordinarie del Congresso, dove lo scontro ci sta e bisogna raggiungere un compromesso, ma minacciando di non far pagare al Governo le spese già decise e legittimamente approvate dal Congresso. Un metodo scorretto: piuttosto che cercare di ottenere qualcosa attraverso i negoziati tra i due partiti si mette in discussione quello che è stato già deciso in passato.



Quindi non si tratta di indirizzare la spesa futura; si tolgono soldi che servono per spese già decise?

Non alzare il tetto del debito significa non permettere allo Stato di emettere debito per pagare gli obblighi correnti, già decisi.

Ma se queste spese sono già decise come mai bisogna alzare il debito per pagarle?

È una misura tecnica: quando si approvano le spese non significa automaticamente che c’è l’autorizzazione per emettere debito. È un tecnicismo un po’ stupido, fissato tanti anni fa, di cui si dovrebbe fare a meno, perché è ridicolo pensare che si possono autorizzare le spese che non si possono pagare: dal momento in cui si autorizza il pagamento dovrebbe essere automatico. E non lo è.

Il tetto della spesa viene stabilito ogni anno?

Quando si arriva al limite il Congresso deve autorizzare un nuovo limite. Adesso è 31.400 miliardi di dollari, fissato nel 2021. Siccome abbiamo raggiunto questo livello, allora bisogna aumentarlo. Si potrebbe aumentarlo di tanto, di 10mila miliardi e allora non si porrebbe il problema per un po’. Però ai repubblicani piace utilizzare questo strumento quando non sono al potere: quando Trump era alla Casa Bianca hanno aumentato il livello del debito senza problemi.

In caso di default cosa non verrebbe pagato dallo Stato?

Spetta al Tesoro deciderlo: le parti più consistenti del bilancio americano sono pensioni, sanità, spese militari, servizi sociali. Il problema principale per i mercati sarebbe se non si pagano gli interessi sulla parte del debito in mani private. Il default significherebbe che gli Usa non pagherebbero gli interessi sui titoli di Stato. Il Governo potrebbe pagare buona parte delle sue spese perché le entrate fiscali coprono più di metà del fabbisogno. Ma poi per tutto quello che è deficit, che è una bella fetta, bisognerebbe fare dei tagli. Per il Tesoro sarebbe molto complicato decidere cosa pagare e non pagare. E comunque sarebbero dolori, perché inevitabilmente si andrebbero a tagliare servizi necessari per le persone o gli investimenti e le spese della macchina dello Stato.

Questo meccanismo potrebbe incidere anche sugli aiuti all’Ucraina?

Gli aiuti all’Ucraina sono briciole, si sono dati 115 miliardi di dollari su bilanci di migliaia di miliardi. Comunque qualsiasi spesa potrebbe essere tagliata in modo lineare, e tagliare le spese per l’Ucraina, gli aiuti esteri, gli organismi internazionali potrebbe essere una delle prime cose, e troverebbe l’accordo di molti repubblicani. Sarebbe anche più facile perché non rappresenta un obbligo simile alla pensione o agli interessi sul debito.

I repubblicani puntano a far accettare alcune loro proposte, quali?

Hanno approvato un pacchetto alla Camera, principalmente vogliono cambiare gli investimenti decisi da Biden sull’economia verde, che è una grande parte dell’agenda del presidente. A prescindere da chi ha ragione sulla necessità di una politica industriale verde, ambientale, il fatto è che Biden è riuscito a far passare questa legge. Ai repubblicani non piace e quindi dicono: Ti blocchiamo tutto se non togli la legge e gli investimenti già approvati.

Il rischio di default è reale?

Il rischio è certamente reale, anche se nessuno vuole arrivare al default per gli effetti che potrebbe avere. Biden cerca di offrire qualcosa. Ha fatto qualche apertura affermando che non tratta sul tetto del debito, ma piuttosto sul bilancio futuro. Un trucco semantico che gli permette di andare incontro almeno parzialmente a McCarthy, presidente della Camera.

Trump invece ha invitato i repubblicani a lasciar dichiarare il default. Potrebbero seguirlo?

Potrebbero però non è particolarmente credibile su questo tema. Questa crisi, questo metodo, viene da un gruppo di iper-conservatori che non sono necessariamente trumpiani, anzi, tendono a essere libertari, molto contrari all’intervento dello Stato, mentre Trump non è visto come un vero conservatore da loro. Trump ha costretto i repubblicani a dire che non taglieranno sanità e pensioni, ad esempio, mentre molti dei conservatori lo vorrebbero fare.

C’è chi critica dicendo che quando lo Stato fa debito spende soldi che non ha. È così?

La realtà è che un Governo sovrano può creare il debito pubblico che vuole, perché non lo prende né dai cinesi, né dai cittadini, né da nessun altro. Lo crea, crea la moneta e basta. L’unico vincolo è spendere bene i soldi.

Una delle soluzioni alternative sarebbe, infatti, in caso di default, di emettere una moneta da un trilione di dollari, mille miliardi: quanto è credibile?

La creazione del debito è una cosa normale per uno Stato. Nel caso di mancata autorizzazione del debito si sta considerando una serie di modi per aggirare il problema. Ad esempio, appunto, anche se si tratta di una soluzione molto improbabile, stampare una moneta di platino da un trilione di dollari.

Ma lo Stato a questo punto i problemi li risolve come vuole?

Non c’è nessun problema di quantità di moneta che uno Stato sovrano non possa risolvere, l’unico rischio è di spendere male i soldi e creare bolle speculative e inflazione. E poi devi avere una moneta credibile, che abbia un valore corrispondente nell’economia reale. Siccome c’è un’economia americana forte, pur con i suoi problemi, agli altri Paesi interessa avere i dollari. Per questo comprano il debito americano, ma non per dare soldi all’America, gli Usa non hanno bisogno di prendere soldi dalla Cina o da qualcun altro. L’Italia invece non ha il controllo della propria moneta, perché c’è una moneta europea, l’euro.

C’è anche un’altra soluzione possibile per aggirare il default?

Se si arriva alla disperazione la Casa Bianca potrebbe dire: “Noi abbiamo l’obbligo costituzionale di garantire il debito e di continuare a pagare, di onorare i nostri impegni”. Il problema è che così si finisce davanti alla Corte suprema per dirimere la questione e si crea incertezza, soprattutto con una Corte suprema molto conservatrice come è quella di adesso.

I giudici dovrebbero decidere se vale di più la Costituzione o la legge sul tetto del debito?

È evidente che concettualmente vale di più la Costituzione, però quando si finisce in Tribunale ci sono cavilli, dettagli da valutare.

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