Joe Biden ha emanato un’ordine esecutivo per sospendere temporaneamente l’elaborazione della maggior parte delle richieste di asilo al confine meridionale degli Stati Uniti. Un provvedimento ad effetto immediato, che come riportato da NPR arriva in un momento in cui gli attraversamenti non autorizzati sono numerosi. Il testo, di conseguenza, prevede l’espulsione diretta per coloro che compiono questo percorso. Inoltre, sarà più difficile dimostrare di essere entrati nel Paese per il rischio di subire persecuzioni e torture nel proprio. 



Le restrizioni rimarranno in vigore almeno per i prossimi 14 giorni. Intanto, il presidente americano ha assicurato di stare facendo ciò che può “da solo” per controllare il flusso di migranti in arrivo negli Stati Uniti, soprattutto dal Messico, e ha promosso dei metodi alternativi per chiedere il permesso di entrare nel Paese senza ricorrere a vie illegali. A tal proposito è stata lanciata un’applicazione. Non è ancora chiaro a quali risultati concreti possa portare questo strumento.



La protesta dopo il provvedimento di Biden sui migranti negli Usa

La decisione di Joe Biden di sospendere temporaneamente l’elaborazione delle richieste d’asilo negli Stati Uniti ha creato non poche polemiche. “È profondamente deludente vedere il presidente così deciso a smantellare i diritti umani per le persone che cercano asilo e attuare politiche chiaramente illegali secondo il diritto internazionale e dei rifugiati. È un precedente pericoloso a livello internazionale”, ha commentato Amy Fischer, direttrice dei diritti dei rifugiati e dei migranti di Amnesty International USA. È della stessa idea Lee Gelernt, vicedirettore del Immigrants Rights Project dell’American Civil Liberties Union: ”Era illegale quando Trump l’ha fatto, non è meno illegale ora”.



Non è tardata ad arrivare la condanna anche da parte dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur). “Siamo profondamente preoccupati. Chiediamo agli Stati Uniti di rispettare i loro obblighi internazionali e sollecitiamo il governo a riconsiderare queste restrizioni, che minano il diritto fondamentale di chiedere asilo”, si legge in una nota.