La prima “bomba mediatica” della giornata ieri l’ha sganciata il Financial Times, che citando alcune fonti americane, ha titolato: gli Stati Uniti hanno avvisato gli alleati che la Cina ha segnalato la sua disponibilità a fornire assistenza militare alla Russia a sostegno dell’invasione in Ucraina. Il quotidiano britannico non ha specificato se Mosca abbia già effettivamente iniziato il suo supporto o se si tratti di una disponibilità per il futuro. Sta di fatto che a smentire quanto riportato da FT sono state sia Mosca (“La Russia ha la capacità per un’operazione in Ucraina, non c’è alcuna richiesta di aiuto ad altri Paesi” ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, citato dalla Ria Novosti), che Pechino (“Le ricostruzioni diffuse dagli Usa sulla richiesta russa di armi e di altre forniture alla Cina sono solo disinformazione” americana, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian).
Ma il tema è stato al centro anche del lungo colloquio avvenuto ieri a Roma tra il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan, e il direttore della Commissione Affari Esteri cinese, Yang Jiechi. Cosa farà dunque la Cina: accetterà possibili richieste di Mosca o terrà conto degli avvertimenti degli Stati Uniti? Ne abbiamo parlato con Paolo Quercia, docente di studi strategici all’Università di Perugia e direttore di GeoTrade.
A Roma il consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, Jake Sullivan, ha incontrato Yang Jiechi, il massimo funzionario della politica estera di Pechino, direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale degli Affari Esteri. Gli americani vogliono convincere Pechino a sostenere una pressione cinese sulla Russia per la pace in Ucraina, non una mediazione?
Non può essere una mediazione, perché Pechino è parte in causa, ancorché indiretta di questo conflitto.
La Cina ha un potere d’influenza sulla Russia?
Certo, perché una volta che la Russia ha deciso di muovere questa guerra, si è messa nelle mani di Pechino per poter sopravvivere economicamente e finanziariamente alle sanzioni e al disastro economico che questa guerra comporterà. Questo mette però la Cina in una posizione di vantaggio, che emergerà meglio nei prossimi mesi, a mano a mano che la morsa militare russa si farà sempre più stretta e si intravvederà una possibile interruzione della guerra. Gli Usa dovranno cedere qualcosa e cambiare le loro forme di pressione economica e strategica sulla Cina, ma questo non mi pare sia pensabile al momento.
Cosa penserà la Russia di questo incontro?
Penso che i russi siano concentrati sulle operazioni militari. Sanno che il loro potere negoziale con Pechino se lo conquistano sul campo di guerra.
In Cina scrivono che è forse il momento di offrire una via d’uscita a Putin con l’aiuto di Pechino. Quale e come? Potrebbe essere nell’interesse di Pechino portare al tavolo non solo Russia e Ucraina, ma anche Usa e Ue?
Non credo che la Cina assumerà un ruolo esplicito di mediatore. Non può giocare troppi ruoli in un conflitto. La guerra è comunque un fenomeno complesso e gli attori non sono solo quelli che combattono direttamente. Le guerre, vinte o perse, possono essere utilizzate politicamente per raggiungere obiettivi su altri tavoli che non sono quello del conflitto. La globalizzazione favorisce ulteriormente tutto ciò. Per la Russia questa guerra è uno strumento per tagliare i ponti con l’Europa e per costruire un nuovo modello politico ed economico autarchico, neo-zarista, selettivamente integrato con la Cina e con l’Asia per l’energia, le materie prime e il commercio di prodotti manifatturieri. Non basta offrire a Putin una via di uscita. Bisogna mantenere il flusso militare, tenere salde le sanzioni (ma anche essere pronti a rimuoverne una parte), ma soprattutto negoziare con la Cina e con la Turchia ciò che vogliono per aiutarci a rallentare l’offensiva di Mosca. Sarà un processo lungo che prenderà mesi, se non anni.
Secondo il Financial Times, la Russia ha chiesto alla Cina assistenza militare per sostenere l’invasione dell’Ucraina. Ma Cina e Russia hanno smentito. Che cosa c’è di vero? E nel caso, che tipo di assistenza potrebbero chiedere i russi ai cinesi? I cinesi quali carenze di armi russe sono in grado di colmare?
Sarei ancora molto prudente. Sia perché mi pare strano che un Paese produttore ed esportatore di armi come la Russia abbia già necessità di rifornimenti dopo appena due settimane di conflitto. Sia perché sarebbe un traffico che resterebbe segreto. E poi, che senso ha dirlo pubblicamente? È certamente un messaggio politico per far filtrare un sostegno indiretto di Pechino a Mosca. Basta che la Cina non smentisca ed il messaggio passa.
La Cina non ha mai incolpato Putin della guerra, ha sempre detto che le pressioni Usa e Nato lo hanno costretto a questa scelta. Che ruolo ha svolto finora la Cina davanti a questo conflitto?
Credo molto più profondo di quello che vogliamo credere. Ma mancano elementi per affermarlo. La Cina si è messa in una posizione di ottenere comunque un vantaggio, comunque vada la guerra. Da questo il suo profilo prudente. Dalla guerra, dalla sua durata e da come si chiuderà, dipenderà il rapporto di forza lungo l’asse euro-asiatico tra Mosca e Pechino.
Quali interessi economici o politici potrebbero spingere la Cina ad aiutare Mosca?
Gli idrocarburi, la rotta terrestre della Via della seta, l’apertura in Europa di un enorme frozen conflict che inchioderà gli europei e i loro alleati americani per un decennio, impedendogli di contrastare attivamente la loro crescita nell’Asia-Pacifico.
E quali interessi politici ed economici potrebbero consigliarle un non coinvolgimento diretto?
Il fallimento della campagna militare russa, una guerra troppo lunga, il rischio di una recessione globale, ma anche la minaccia di sanzioni economiche extraterritoriali contro la Cina.
(Marco Biscella)
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