Si è aperta una nuova fase nella rivalità tra Cina e Stati Uniti, molto più pericolosa. La riapertura della Cina e la ripresa dei contatti tra politici, diplomatici e uomini d’affari aveva lasciato sperare che le tensioni si sarebbero allentate, invece i rapporti sono diventati più aspri e ostili che mai, secondo quanto riportato dall’Economist. Nelle sale del governo cinese, gli esponenti del Partito Comunista denunciano la prepotenza americana e sono convinti che gli Usa vogliano colpirli a morte. I diplomatici occidentali parlano di un’atmosfera di intimidazione e paranoia. Sullo sfondo ci sono le preoccupazioni dei dirigenti delle multinazionali per l’impatto che potrebbe avere una frattura più profonda.
L’America ha scelto una politica di contenimento, anche militare, infatti sta “rinfrescando” vecchie alleanze e ne sta creando di nuove, come dimostra il patto Aukus con Australia e Gran Bretagna. Sul fronte commerciale e tecnologico, l’obiettivo per gli Usa è di rallentare l’innovazione della Cina affinché l’Occidente possa mantenere la sua supremazia tecnologica. Per i leader cinesi questo vuol dire paralizzarla, inoltre sentono che Pechino sia accerchiata. Sono contrapposte due visioni del mondo diverse, quindi per l’Economist è ingenuo pensare che la sola diplomazia possa garantire la pace. Nulla fa pensare che le ostilità si attenueranno.
USA VS CINA, TRE CONSIGLI PER EVITARE GUERRA
A tal proposito, il settimanale britannico suggerisce agli Usa di attenersi a tre principi. Il primo è quello di limitare il disaccoppiamento economico. Gli embarghi dovrebbero essere riservati ai settori sensibili o alle aree in cui la Cina ha una posizione di blocco perché è un fornitore monopolista. Ove possibile, le aziende che si trovano a cavallo tra i due fronti della guerra fredda, dovrebbero essere recintate, vendute o scorporate. Questo è il caso di TikTok. Il secondo principio è quello di ridurre le possibilità di guerra. L’Occidente ha ragione a cercare la deterrenza militare per fronteggiare la crescente minaccia cinese, ma il tentativo di dominare militarmente i punti nevralgici, come Taiwan, potrebbe innescare incidenti o scontri. Dunque, l’America dovrebbe puntare a scoraggiare un attacco cinese a Taiwan senza provocarlo. Per questo servirebbero saggezza e moderazione da parte dei politici. Il terzo e ultimo principio è resistere alla tentazione di ricorrere a tattiche che li rendano più simili al loro avversario autocratico. Gli Usa devono essere chiari sul fatto che il problema non è il popolo cinese, ma il governo e la minaccia alla pace e ai diritti umani che esso rappresenta. Una cosa appare chiare: la sfida del XXI secolo non riguarda solo armi e chip, ma anche una lotta di valori.