E’ stata sospesa un’esecuzione in Indiana. Un uomo doveva essere condannato a morte federale nella giornata di lunedì prossimo, la prima dal 2003 nello stato di cui sopra, ma i giudici hanno deciso di bloccare la stessa su richiesta dei famigliari delle vittime. A causa dell’epidemia di coronavirus, infatti, i parenti non avrebbero potuto assistere agli ultimi momenti di vita del condannato per il rischio di contagi, e di conseguenza, hanno invocato il giudice federale affinchè potesse sospenderla. Il detenuto “graziato” si chiama Daniel Lee, un suprematista bianco che era stato condannato per aver ucciso una coppia e una bimba di soli 8 anni. Sono diversi i casi di pene capitali sospese oltre oceano in periodo di covid, l’ultimo precedente risale a meno di un mese fa, lo scorso 17 giugno. In quell’occasione ad essere “salvato” fu Ruben Gutierrez, un uomo rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Texas, colpevole di aver ucciso 20 anni fa una donna di 85 anni.
USA, CONDANNATO A MORTE “SALVATO” DA COVID: DIVERSI RINVII NEGLI ULTIMI MESI
L’uomo avrebbe voluto incontrare il cappellano prima di morire, ma l’epidemia di covid-19 ha reso impossibile questa richiesta, e un’ora prima dell’esecuzione la sua condanna a morte è stata sospesa in attesa che la situazione possa migliorare. Lo stato del Texas è quello dove ogni anno avvengono più condanne a morte, ma la pandemia ha permesso a numerosi “Dead man walking”, di salvarsi, almeno per il momento. Lo scorso 18 marzo, ad esempio, John Hummel avrebbe dovuto sottoporsi ad una iniezione letale nella camera della morte di Huntsville alle 18:00 di sera, pena poi sospesa per 60 giorni “alla luce dell’attuale crisi sanitaria e delle enormi risorse necessarie per far fronte all’emergenza”. Pochi giorni dopo stessa fortuna era toccata a Tracy Beatty e con grande probabilità tutti gli altri condannati a morte per il 2020 potranno rimanere in vita ancora per alcuni mesi.