Geopolitica finanziaria. Nell’ultimo mese ci sono stati eventi discontinui in relazione alle tendenze precedenti: a) i regimi arabi sunniti (Giordania, Arabia, Emirati) sono intervenuti apertamente e decisamente a sostegno di Israele nel corso dell’attacco massivo, pur telegrafato, diretto dell’Iran a Israele stessa; b) i repubblicani nel congresso statunitense, con il consenso pur non pubblicizzato di Donald Trump, hanno sbloccato gli aiuti, per lo più militari, di 95 miliardi di dollari a Ucraina, Taiwan e Israele fino ad allora bloccati dagli stessi; c) nella sua visita in Cina Anthony Blinken, Segretario di Stato statunitense, ha usato un linguaggio piuttosto duro per comunicare a Pechino che doveva intervenire con più forza su Russia e Iran per calmare la loro bellicosità, pena sanzioni. Le cronache hanno riportato una posizione pubblica di Xi Jinping che auspicava più armonia tra le due potenze. Ma gli analisti hanno notato segnali di pesante freddezza cinese durante il congedo di Blinken: evidentemente Pechino non ha gradito il messaggio corroborato dall’obbligo di vendita comminato alla proprietà cinese di TikTok in America. Pertanto la cooperazione intrabellica G2 tra America e Cina sembra aver fatto un passo indietro dagli accordi di San Francisco del 2023.
Questi eventi, correlati con tanti altri di dettaglio, aumentano il rischio bellico valutabile dal mercato finanziario o no?
I colleghi americani del mio team di ricerca avvertono che l’Amministrazione Biden ritiene necessario sia aumentare la deterrenza verso nazioni ostili. sia strutturare meglio le alleanze per aumentare la competitività elettorale, ma anche per non farsi accusare di un errore storico simile a quello della conferenza di Monaco del 1938 dove le democrazie concessero uno spazio geopolitico eccessivo al regime autoritario tedesco.
Alcuni notano che anche nel fronte repubblicano, denso di posizioni neo-isolazioniste, c’è una conversione verso “il lato giusto della storia”. In linguaggio macro, si può dire che le democrazie tendono sempre a reagire piuttosto che ad agire. Finora, la reazione all’aggressione russa e iraniana (via proxy) è stata solo difensiva e piuttosto blanda. Ora si sta velocizzando sul piano della deterrenza in America, Ue e G7 nonché in nazioni alleate, per esempio l’Australia. Pechino ne terrà conto o continuerà a sostenere “da dietro” i regimi autoritari che influenza come strumenti di caos che facilitano la postura di una Cina come interlocutore essenziale per la pace?
Probabilmente ne terrà conto perché non ha convenienza a una frizione più forte con l’America e spera di trovare spazio in Europa, in particolare via Parigi. Ma lo farà a modo suo per non perdere la leadership sui regimi autoritari stessi. In attesa di capire il come, il mio team di ricerca vede prevalere nel breve/medio periodo un contenimento/limite del rischio bellico. Se così, il mercato finanziario potrà continuare a sottopesare il rischio bellico pur non ignorandolo.
www.carlopelanda.com
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