Caro direttore,
ho letto con interesse il recente articolo di Marco Zacchera, contrario al voto online e postale. Il 25 settembre ho atteso un’ora al seggio elettorale di un elegante quartiere a Bologna. La fila era stata separata, uomini da una parte e donne dall’altra. Per una inspiegabile ragione la fila maschile scorreva bene e nessuno attendeva più di qualche minuto. Le proteste dall’altra parte si sono fatte sentire e sempre più forti, ma invano. La distinzione di genere in quel seggio è rimasta un mistero. Ero più preoccupata di non fare qualche riga sbagliata sui fogli enormi pieni di icone e nomi che mi confondevano. Sono anche uscita incerta sulla matita, mi è sembrato fragile tale uso; almeno una penna, ho pensato, è più difficile da cancellare. Mah.
Neanche una settimana dopo ho ricevuto il famoso o notorio (dipende da come lo pensate) Absentee Ballot da New York, per il voto di medio termine. Ho la doppia cittadinanza, ma non mi era mai successo di votare con tale vicinanza in questi due miei Paesi. Ho imparato che in Italia si può andare alle elezioni in qualsiasi momento. È stato molto interessante confrontare i due così dissimili sistemi. Sono uscita da quello italiano tremebonda, pensando di aver sbagliato tutto, anche perché è molto nuovo per me.
Invece quello americano è semplicissimo, sebbene non mi fosse ancora mai capitato di votare dall’estero per il voto di midterm. Tre partiti: democratico, repubblicano, Famiglie lavoratrici (Working Families Party o Wfp. Non ci sono solo due partiti in Usa). Un unico nome per la Camera dei deputati e uno per il Senato, per ciascun partito. Una penna per riempire molto attentamente un circoletto. Due buste: una interna sigillata e una esterna. Francobollo già pagato. Ho scelto l’ufficio postale principale. Dopo magari una settimana avrei telefonato al mio distretto di Westchester dove mi avrebbero confermato che il mio voto era arrivato. Quando dobbiamo usare la posta ci preoccupa solo il viaggio e la sua potenziale dispersione, per cui telefono sempre, e c’è stata una volta che ancora non era arrivato, ma poco tempo dopo, gentilissimi e felici, me lo hanno confermato.
Il voto online lo attendo, perché siamo nella rivoluzione digitale. Perché è il futuro, piaccia o no, sempre meglio a mio parere di una fila di un’ora e separata dagli uomini. Inoltre, la corruttibilità del voto è sempre in agguato da quando esiste la corruzione, cioè da sempre. I metodi sono solo migliori se sono più semplici, efficaci ed egualitari, poi il resto è ciò che resta in mano al suo destino è alla nostra condizione umana.
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