L’irrigidimento delle posizioni nei giorni scorsi, particolarmente da parte occidentale, sembrano allontanare sempre di più le prospettive di fermare la guerra in Ucraina. È anche sempre più chiaro che la guerra non è solo tra Russia e Ucraina, ma tra Stati Uniti e Russia e terminerà solo con una resa dei conti finale. Un conto che risulterà particolarmente pesante per l’Ucraina, usata come terreno di scontro, in una guerra per molti aspetti per procura. Un conto salato anche per l’Italia e l’Europa, meno per gli Usa, e le conseguenze saranno molto gravi anche per il popolo russo, qualunque sia l’esito del conflitto.
Questa sciagurata guerra poteva essere evitata, ma sembra invece essere stata cercata da Washington con l’obiettivo di annientare la Russia. I discorsi di Zelensky finiscono regolarmente con pesanti accuse al governo del Paese che gli ha dato voce, contrastato solo, paradossalmente, in Israele. A questo proposito, qualcuno dovrebbe suggerirgli di non usare così acriticamente il termine “genocidio”, che rischia di metterlo sullo stesso livello della “denazificazione” di Putin.
Personalmente, son rimasto perplesso di fronte al tono compiaciuto di Biden, durante un discorso a un sindacato americano, nel promettere la continuazione della guerra, con un tono da “Vinceremo!”. Un’ipotesi decisamente improbabile, come illustra il generale Giuseppe Morabito nella sua intervista al Sussidiario, essendo più probabile un doloroso prolungamento della guerra. È quanto successo negli ultimi sette anni nel Donbass con risultati decisamente non positivi sotto ogni aspetto.
La scoperta delle esecuzioni di civili a Bucha rappresenta senza dubbio una svolta radicale, ma lascia ancora una volta perplessi l’immediata reazione con la richiesta di portare Putin davanti a una nuova Norimberga. Più concretamente realizzabile – come poi è avvenuto nella giornata di ieri – la proposta di Washington e Londra di sospendere la Russia dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Anche qui, però, c’è chi sottolinea la presenza nel Consiglio di Stati come la Cina, fino a poco tempo fa accusata di pesanti violazioni di questi diritti. Ora, tuttavia, Pechino sembra essere diventata essenziale per ridurre alla ragione Putin. Sui terribili fatti di Bucha è stata chiesta un’indagine internazionale, dato che per il momento si hanno solo le versioni delle parti in causa, Ucraina e Russia, ma Stati Uniti e Unione Europea hanno già pronunciato la sentenza: l’unico responsabile è il criminale Putin.
Vale la pena citare ancora l’intervista a Morabito, che ritiene improbabile che gli alti comandi militari russi e Putin fossero al corrente dell’eccidio, tantomeno lo abbiano ordinato. Un misfatto che non serve di certo a mettere in buona luce Putin e che, quindi, rende difficile credere che sia stato lui a ordinarlo. È anche difficile pensare che sia stato organizzato da qualche suo nemico interno nel tentativo di detronizzarlo ed è quindi più probabile che, come accade purtroppo in tutte le guerre, sia opera di elementi sfuggiti al controllo. Il generale cita per esempio le “marocchinate” dell’esercito francese in Italia nella Seconda guerra mondiale.
Dubbi sono stati manifestati anche da giornalisti presenti in Ucraina, per esempio sulle date di svolgimento dei fatti, ma soprattutto lasciano perplessi le caratteristiche di esecuzione di questi omicidi, non poste in discussione da nessuno. Militari in ritirata possono anche vendicarsi su civili, magari sparando all’impazzata su di loro, ma difficilmente eseguirebbero metodiche esecuzioni come quelle di Bucha. Si è parlato di cadaveri con la fascia bianca al braccio, identificativo di filorussi: è proprio da escludere un regolamento di conti tra ucraini? Dopo ogni guerra che ha diviso un popolo vi è purtroppo una caccia, anche sanguinosa, a coloro che sono ritenuti collaborazionisti con il nemico. Come scrive don Edo Canetta: “E le povere vittime innocenti? Non è la vendetta che li riporterà in vita. A loro non potrà dare soddisfazione nessun Tribunale di Norimberga”. Quest’ultimo serve, al più, solo al contendente che ha vinto, in modo definitivo, la guerra.
L’impressione è che ci si voglia dare solo risposte soddisfacenti per noi stessi, senza porre domande che potrebbero portare a dubbi e a scelte difficili. Nel suo articolo, Leonardo Tirabassi ne elenca parecchie indirizzandole ai quattro protagonisti, e responsabili, della guerra: Russia, Stati Uniti, Ucraina e Unione Europea. Domande ancora senza risposta, ma “Se non si riesce a trovare risposte soddisfacenti ed esaustive, e speriamo condivise, a queste domande, difficilmente la pace significherà poco più di un “cessate il fuoco” sul campo, sinonimo di tregua temporanea.” E la guerra continuerà, pur “congelata”.
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