La guerra e il dispendioso sostegno agli ucraini che potrebbe non essere illimitato, i palloni spia cinesi, la necessità di ingraziarsi i repubblicani per riuscire a realizzare alcuni suoi progetti. L’amministrazione Biden ha diverse gatte da pelare e il presidente Usa deve pensare anche alle primarie democratiche e alla sua ricandidatura per le prossime elezioni presidenziali, pronto ad affrontare la sfida ora che si è sottoposto a un check up e i medici lo hanno considerato in salute per mantenere il suo ruolo.
Un modo per rispondere alle critiche di coloro che lo vedono troppo vecchio per continuare e che lo accusano di essere incoerente in alcune sue posizioni. Critiche che, come spiega Andrew Spannaus, giornalista americano fondatore di Transatlantico.info e conduttore del podcast House of Spannaus, non hanno messo in dubbio la sua volontà di ricandidarsi.
Sulla guerra in Ucraina da una parte c’è il capo di stato maggiore Milley che apre a una trattativa, dicendo che la Russia non può vincere e l’Ucraina non può recuperare tutto il suo territorio, dall’altra lo stesso Biden che sembra sostenere a spada tratta Zelensky e promette ancora armi. Ci sono due modi di vedere la guerra? Qual è l’orientamento reale dell’amministrazione?
Ci sono due modi di parlare della guerra, uno pubblico e uno privato, ci sono visioni diverse all’interno, soprattutto Milley, il capo di stato maggiore che ha espresso più volte la sua posizione. Ma si tratta di una posizione che non prevale a livello pubblico e Biden continua a dire “Faremo quanto necessario per sostenere gli ucraini”. È evidente, e viene anche detto sui grandi giornali, come il Washington Post, che il sostegno non sarà infinito. Notizie che l’amministrazione lascia che circolino. Negli incontri privati con gli ucraini è stato detto dal capo della Cia Burns e da funzionari del Dipartimento di Stato che bisogna cominciare a trattare. Questo significa di fatto accettare che Kiev non riavrà la Crimea e neanche forse una parte del Donbass.
Anche Biden, quindi, al di là delle dichiarazioni pubbliche, va verso questa linea?
Una cosa è se parla solo un generale, ma quando ne parlano anche la Cia e il Dipartimento di Stato è chiaro che c’è una versione concordata dentro l’amministrazione Biden, anche se si vuole mantenere pubblicamente il sostegno all’Ucraina e la pressione sulla Russia. Il motivo principale è costringere Putin ad accettare un accordo al ribasso, però c’è anche il realismo di sapere che l’accordo ci deve essere.
Per quanto riguarda i palloni spia le dichiarazioni di Biden sembrano un po’ contraddittorie: ci sono palloni che non sono cinesi ma non chiede scusa alla Cina e continuerà a parlare con Xi Jinping. Come sono realmente i rapporti con Pechino?
Il primo pallone, grande, ribadiscono che era cinese e ne stanno studiando i componenti, anche se ora si ammette che probabilmente è passato sopra gli Stati Uniti per errore. Per quanto riguarda gli altri oggetti, per mostrarsi forti e rispondere anche a pressioni interne, gli Usa hanno cominciato a sparare a tutto quello che c’è in cielo. Biden ha ammesso che non sa neppure se sono cinesi, e probabilmente non hanno una funzione di sorveglianza. Questo porta oggettivamente a una situazione negativa che danneggia i tentativi di riavviare un dialogo con la Cina. Nonostante tutto questo, forse per rimediare, Biden ribadisce che si vuol continuare il percorso di normalizzazione dei rapporti, di cui però i cinesi si fidano poco.
Con loro non può permettersi il muro contro muro?
Non conviene. Fare il muro contro muro significa anche aumentare lo scontro, potenzialmente pure a livello militare. Né la Cina né gli Stati Uniti vogliono rompere i rapporti, anche se a livello interno ci sono ampie fazioni in entrambi i Paesi che preferiscono la linea dura.
Per quanto riguarda la politica interna Biden si è fatto forte del parere dei medici che, dopo aver eseguito un check up, hanno dichiarato che gode di buona salute. Perché c’è stato bisogno di dire che è sano, c’era qualche dubbio sul fatto che lo fosse?
I check up i presidenti li hanno sempre fatti, li annunciano quando vengono eseguiti. Qualche volta c’è stato anche qualcuno che ha fatto la colonscopia, trasferendo i poteri mentre era sedato. Lui sembra deciso ad andare avanti nella ricandidatura, come si è visto da un discorso piuttosto forte sullo stato dell’Unione, dove si è comportato in modo più vigoroso del solito.
Ma Biden come viene visto in questo momento negli Usa, come un presidente che sa tenere le redini o che sta procedendo a vista, magari in modo non così sicuro?
Molti lo vedono come troppo vecchio, che non tiene abbastanza le redini del Paese. So che questa impressione è molto diffusa anche in Italia, ma penso che sia uno sbaglio. Biden effettivamente è riuscito a essere abbastanza efficace come presidente. È chiaro che l’età si vede, problemi a essere coerente a volte li ha. Per molti dovrebbe dire: “Ho fatto molto bene, ho raggiunto degli obiettivi, adesso mi faccio da parte”.
I democratici hanno un’alternativa credibile al suo posto?
C’è il problema Kamala Harris, che dovrebbe essere il naturale successore, ma che non viene vista bene. Quindi bisogna andare a guardare tra i vari governatori democratici, come Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan, poi ci sono i senatori. Ognuno dovrà dimostrare la propria capacità, perché quello che è riuscito a fare Biden, meglio di tutti gli altri, è adottare una politica economica abbastanza progressista, quasi populista, ma nello stesso tempo mantenere la distanza dai temi sociali visti come estremi da una buona parte della popolazione, sull’ambiente, sul gender e altre cose, cioè l’eccesso del politicamente corretto. E ha lavorato anche con i repubblicani su alcuni punti.
Ha anche allestito una squadra economica che potrebbe fare da ponte tra lui e i repubblicani, del cui consenso ha bisogno?
Ci sono temi di interesse nazionale e geopolitici sui quali trova il sostegno dei repubblicani, in questo momento tuttavia c’è una parte dei repubblicani che vuole usare il ricatto per ottenere forti tagli al bilancio. Biden non ha nessuna intenzione di farlo e per questo deve dare battaglia: deve convincere alcuni repubblicani moderati a staccarsi.
(Paolo Rossetti)
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