I fondi pensione Usa contribuiscono alle esportazioni di gas russo. Da un’inchiesta condotta dal quotidiano economico Bloomberg è emerso che fondi pensionistici pubblici confluirebbero in finanziamenti destinati a compagnie navali petrolifere che servono il più grande impianto della Russia. Secondo quanto esposto in un articolo del giornalista Stephen Stapczynski, che ha analizzato le indagini condotte in merito da due compagnie investigative sull’anticorruzione, le società coinvolte opererebbero tra New York e Mosca attraverso una rete di investimenti alternativi che passano da un gestore chiamato Stonepeak, che gestisce fondi per un totale di più di 14 miliardi di dollari.



Tra i collocamenti delle risorse ci sarebbe anche l’azienda Seapeak LLC, una delle maggiori compagnie di export di prodotti petroliferi e gas liquefatto, con sede alle Bermuda ma operante anche come tramite per le forniture di GNL dalla Russia. IL gestore finanziario Stonepeak avrebbe acquistato quote della Seapeak nel 2022, quindi poco prima dell’inizio del conflitto in Ucraina. Tra le acquisizioni figurano decine di navi petroliere, tra cui sei che hanno già trasportato carburanti nel 2024.



Fondi pensione Usa finanziano gas russo, inchiesta sui legami tra società di investimento a New York e compagnie petrolifere a Mosca

Fondi pensione pubblici Usa finanziano il gas russo e le compagnie petrolifere e le esportazioni marittime di gas. Il meccanismo è stato scoperto dalle indagini anticorruzione condotte di alcune società investigative, i cui dettagli sono stati riportati in un articolo dell’agenzia di stampa Bloomberg. La società che si occupa degli investimenti con sede a New York ha acquistato quote che comprendono navi petroliere che operano per conto di compagnie russe che producono gas liquefatto e petrolio. L’operazione è avvenuta poco prima dell’invasione in Ucraina nel 2022, ed attualmente continua a finanziare i trasporti marittimi dei carburanti, con tratte e collegamenti tra Asia specialmente Cina, Russia e Europa.



Come sottolinea il quotidiano, nessuna di queste attività è stata mai sanzionata, tuttavia rappresenta una dimostrazione dell’esistenza di legami finanziari ancora solidi, ma poco trasparenti,  tra l’Occidente e la Russia, nonostante l’intenzione di voler colpire l’economia del paese bloccando alcune tra le principali fonti di guadagno globale, come appunto l’esportazione dei prodotti petroliferi, che invece continua ad avvenire quotidianamente.