Joe Biden è stato preso in contropiede dal suo stesso partito. Un gruppo di 30 parlamentari democratici ha scritto una lettera aperta al presidente americano, chiedendo esplicitamente che la politica Usa nei confronti della guerra in Ucraina cambi e si giunga a negoziati diretti con la Russia. Non solo i democratici, però: ci sono anche repubblicani, come il leader dei GOP alla Camera, Kevin McCarthy, che ha affermato come, in caso di vittoria del suo partito, “non ci saranno più assegni in bianco per Kiev”.
E’ un cambiamento in atto, ci ha detto in questa intervista Andrew Spannaus, giornalista americano, fondatore di Transatlantico.info, “che dimostra quanto non sia più vero, come sostiene l’amministrazione Biden, che tutti sono d’accordo nel continuare la guerra. Cominciano a sentirsi le voci che esprimono quello che molti pensano, e cioè che la politica di Biden non porta da nessuna parte, se non a una situazione sempre più pericolosa, perché nessuno è in grado di vincere questa guerra”.
La politica di Joe Biden nei confronti della guerra in Ucraina è sotto accusa. Non solo da parte repubblicana, ma ora anche dai Democratici si chiede di aprire negoziati diretti con Mosca. Sta cambiando qualcosa in America?
E’ in atto un cambiamento che vuole aumentare le pressioni per una posizione più realistica, per capire cioè come si può trovare una via d’uscita a questa guerra. L’Amministrazione Biden è stata attenta a tracciare una linea, evitare cioè di entrare direttamente in guerra, inviando però armi, coinvolgendo così l’America nella guerra, tanto che i russi vedono il conflitto non contro Kiev, ma contro Washington.
Questo cambiamento è possibile?
La Casa Bianca sostiene che non si può fare alcun accordo senza l’Ucraina, ma stiamo assistendo a una forte spinta da parte di chi dice: gli Stati Uniti sostengono la guerra, ma adesso devono trattare.
Putin recentemente ha fatto capire che intende farlo.
A Washington si sa che Putin è disposto a trattare, lo sanno bene i servizi di intelligence. Il problema è che l’Ucraina non è disposta a dare alla Russia quello che vuole, cioè i territori occupati. Nei palazzi del potere americani è chiaro che nessuno può vincere questa guerra, però non si è ancora fatto il passo di dire: cerchiamo una via d’uscita. Anche perché per alcuni la guerra ha dei benefici: indebolisce la Russia.
Chi sono i parlamentari democratici che hanno firmato la lettera contro la politica estera di Biden?
Sono un gruppo di parlamentari guidati da Premila Jaypal, una delle deputate più in vista del gruppo progressista, attivista di sinistra del Partito democratico. Ha con leiun gruppo di giovani donne deputate molto attive su temi di sinistra. Ci sono altri parlamentari democratici non così schierati come lei, ma quasi tutti vengono dal campo progressista. Hanno deciso di dare voce pubblica a qualcosa che molti privatamente pensano, e cioè che la politica attuale porta in una direzione pericolosa.
Un gesto così a poca distanza delle elezioni di midterm avrà un impatto sul voto?
Loro evidentemente pensano di sì, non vedono quanto fatto come una cosa negativa. Come anche alcuni repubblicani hanno fatto capire che continuare a mandare soldi per la guerra non va bene, tutto questo sta dimostrando che il tentativo di dire “siamo tutti d’accordo” non sia più vero, sia a destra che a sinistra. Con motivazioni diverse crescono le voci che contrastano questa politica.
L’opinione pubblica americana da che parte sta?
I numeri ci dicono che le persone si preoccupano sempre meno della guerra, è in basso nella lista delle notizie principali. Nei primi mesi la stampa dava moltissimo spazio al conflitto, secondo alcuni analisti ancor più della guerra in Iraq. Adesso si fa fatica a trovare nelle prime pagine qualche notizia. Ci sono le elezioni, l’inflazione, c’è Trump, ci sono tante cose che per l’americano medio contano di più dell’Ucraina.
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