Usa, Ue e Gran Bretagna hanno comminato pesanti sanzioni alla Russia per l’invasione in Ucraina, ma non mancano i retroscena. Uno dei più interessanti riguarda Washington: parliamo del pressing dell’industria a stelle e strisce per evitare provvedimenti contro l’uranio russo…
Come riportano i colleghi di Reuters, l’industria nucleare Usa sta portando avanti pressioni nei confronti della Casa Bianca affinchè consenta le importazioni di uranio dalla Russia, con forniture a basso costo del combustibile viste come la chiave per mantenere bassi i prezzi dell’elettricità americana.
Usa, industria chiede di evitare sanzioni su uranio russo
Come spiegato dalla celebre agenzia di stampa, gli Usa fanno affidamento su Russia, Kazakistan e Uzbekistan per circa la metà dell’uranio che alimenta le sue centrali nucleari, che a loro volta producono circa il 20 per cento dell’elettricità del Paese, come confermato dall’U.S. Energy Information Administration e dalla World Nuclear Association. Nelle prime tranche di sanzioni contro la Russia, sono state escluse la vendita di uranio e le relative transazioni finanziarie.
Secondo quanto ricostruito da Reuters, il National Energy Institute (NEI), gruppo commerciale di società statunitensi di energia nucleare tra cui Duke Energy Corp (DUK.N) ed Exelon Corp (EXC.O), sta facendo pressioni sulla Casa Bianca per mantenere l’esenzione sulle importazioni di uranio dalla Russia. La lobby è in pressing per confermare l’esclusione dell’uranio nelle future sanzioni legate all’energia, soprattutto quando si intensificheranno le richieste per sanzionare le vendite di petrolio greggio russo. Una fonte ha spiegato: «L’industria dell’energia nucleare Usa è semplicemente dipendente dall’uranio russo a buon mercato». Le società citate non hanno rilasciato commenti, ma Nima Ashkeboussi (dirigente NEI) ha precisato: «Sebbene la Russia sia un Paese importante per la fornitura globale di combustibile nucleare commerciale, l’amministrazione americana sta stipulando contratti con una rete mondiale di aziende e Paesi per il fabbisogno di carburante, così da mitigare i rischi di potenziali interruzioni di forniture».