Stati Uniti e Iran avrebbero portato avanti alcuni colloqui segreti sulla crisi nel Mar Rosso, secondo fonti governative citate dal Financial Times, i negoziati indiretti sarebbero avvenuti lo scorso gennaio, quando per la prima volta da 10 anni, si sarebbe tenuto un incontro in Oman, tra rappresentanti dei due paesi, durante i quali sono state espresse anche le preoccupazioni per il programma di espansione nucleare iraniano. L’obiettivo principale però, come sottolinea il quotidiano, sarebbe stato quello di chiedere un intervento di mediazione per cercare di porre fine agli attacchi e ai bombardamenti degli Houthi sulle navi mercantili in transito.



Da Washington infatti avrebbero chiesto a Teheran di usare l’influenza storica sui gruppi armati dello Yemen e chiedere di smettere di portare avanti le operazioni aggressive, contando sul fatto che i principali finanziamenti e armamenti proverrebbero proprio dall’Iran, come più volte accusato dal governo Usa. Anche perchè, da quando è iniziato il conflitto, gli Houthi vengono indicati dai media statunitensi ufficialmente come: “Militari dello Yemen sostenuti dall’Iran“.



Crisi Mar Rosso, Financial Times rivela: “Colloqui segreti Usa-Iran per chiedere lo stop degli attacchi Houthi”

I colloqui segreti tra funzionari Usa e Iran, che secondo gli informatori del Financial Times sono avvenuti lo scorso gennaio, ed avevano come obiettivo la richiesta di una fine degli attacchi armati da parte degli Houthi sulle navi nel Mar Rosso. Il quotidiano ha anche specificato che i protagonisti dei negoziati sarebbero stati i consiglieri della Casa Bianca Brett McGurk e Abram Paley, mentre per l’Iran dal vice ministro degli esteri e negoziatore per il nucleare Ali Bagheri Kani.



Le due parti storicamente rivali però non avrebbero parlato direttamente. La trattativa infatti, secondo le fonti,  sarebbe stata mediata da negoziatori rappresentanti dell’Oman. Un secondo round di colloqui era previsto per febbraio, ma probabilmente le trattative sono state interrotte a causa del ruolo diplomatico poi ricoperto dagli Stati Uniti nella discussione con Hamas in merito alla liberazione degli ostaggi israeliani detenuti a Gaza dal 7 ottobre.