Che l’embargo – strumento tradizionale della guerra economica – voluto dagli Usa stia oramai da tempo danneggiando in modo considerevole l’economia iraniana, è un dato di fatto. Ebbene, se in un primo momento l’Ue si era opposta alla scelta trumpiana, Bruxelles si è poi pedissequamente allineata alle scelte americane determinando in questo modo per le proprie aziende, petrolifere e non, un danno ingente. Dagli ultimi eventi Teheran ha presumibilmente tratto due convinzioni, e cioè che la Gran Bretagna diventerà una sorta di strumento per legittimare la politica di proiezione di potenza americana e che l’Ue è un alleato infido ed incapace di avere una politica estera credibile ed autorevole.
Quanto alle critiche da parte inglese sulla necessità di ripristinare la legalità internazionale – critiche mosse dal ministro degli Esteri Jeremy Hunt in campagna elettorale -, sarebbe sufficiente ricordare gli stretti rapporti economici che legano Londra – come la Francia – all’Arabia Saudita (alleato degli Usa come Israele anche in questa controversia) sul fronte dell’esportazione di armi.
Tuttavia alla luce dei recenti eventi, e cioè relativamente alla necessità di condannare a morte alcuni dei 17 agenti che lavoravano per la Cia catturati da Teheran – annuncio fatto dal direttore generale del dipartimento per il controspionaggio del ministero dell’intelligence iraniano – gli scenari potrebbero cambiare, nonostante Trump abbia smentito questo annuncio.
Cominciamo dalla questione delle spie.
Secondo l’agenzia di stampa iraniana Farsnews, la Cia avrebbe reclutato cittadini iraniani in cambio di un visto Usa. Sotto il profilo strettamente operativo, secondo le dichiarazioni iraniane, la Cia non solo avrebbe posto in essere azioni di spionaggio in relazione alle infrastrutture più sensibili del paese – come per esempio quelle nucleari -, ma avrebbero reclutato cittadini iraniani durante le conferenze scientifiche nei paesi europei, africani e asiatici promettendo l’emigrazione negli Stati Uniti e il conseguimento di un buon lavoro.
Al di là della veridicità o meno della notizia, non possiamo non osservare come accanto alla guerra economica la guerra dell’informazione promossa da Teheran giochi un ruolo rilevante. Una guerra dell’informazione volta a destabilizzare l’avversario creando un permanente stato di tensione internazionale. Infatti L’operazione che avrebbe portato allo smantellamento della rete della Cia in Iran sarebbe avvenuta nei mesi scorsi, ma il fatto che la notizia sia stata diffusa oggi, nel pieno delle tensioni, non solo non è un caso, ma è la dimostrazione che Teheran sa usare in modo efficace la guerra dell’informazione.
Veniamo adesso al cambiamento di scenari.
Se effettivamente la cattura degli agenti fosse confermata e se le condanne a morte venissero eseguite – anche se una condanna a morte è stata eseguita in giugno nei confronti del dipendente della Difesa iraniana Jalal Haji Zwar, il quale aveva lavorato come appaltatore per l’Aerospace Industries Organization iraniana – lo scenario internazionale potrebbe cambiare sotto un duplice profilo: da un lato perché la guerra economica americana posta in essere potrebbe inasprirsi, e dall’altra perché la presenza su territorio iraniano di un network di agenti americani che reclutano cittadini iraniani non farebbe altro che legittimare ulteriori azioni di forza da parte iraniana.