L’Iran ha annunciato di aver superato per la prima volta il limite dei 300 chilogrammi di uranio arricchito, una quantità ancora insufficiente per costruire un’arma atomica, ma comunque un segnale chiaro che il Paese non vuole piegarsi alla linea dura di Trump, che non a caso ha avvertito: “Teheran sta scherzando col fuoco”. Così la tensione fra Usa e Iran torna pericolosamente a salire.
Ma non c’è dubbio che uno degli strumenti più efficaci costituiti in Iran a partire dal 1979 contro ogni tentativo di colpo di Stato o di destabilizzazione interna eterodiretta sia il Corpo dei Pasdaran. Se fino al 1980 la Costituzione iraniana sottolineava come questo corpo fosse il guardiano della rivoluzione, a partire dal 1985 questo corpo ha subìto una fondamentale trasformazione di ordine giuridico e di ordine militare diventando un vero e proprio esercito.
Diretto da Hossein Salami a partire dal 2019 e composto da 120mila uomini grazie alle competenze maturate nell’ambito della strategia militare – ci riferiamo in modo particolare all’unità speciale conosciuta come Quds – è in grado di muoversi su diversi scenari militari come in Siria, in Libano o in Iraq, superando i limiti logistici dell’esercito tradizionale ponendo in essere una vera e propria guerra asimmetrica.
Uno degli strumenti più efficaci posseduti dall’Iran, e controllato direttamente dalle guardie della rivoluzione, è certamente la struttura paramilitare conosciuta come Basij. Composta da circa 1 milione di elementi volontari in servizio effettivo con 300mila riservisti, questa struttura sarebbe in grado di mobilitare 11 milioni di persone in caso di destabilizzazione interna o di guerra.
Un altro degli strumenti certamente più efficaci che l’Iran possiede e con il quale è in grado di rispondere a eventuali offensive israeliane o americane, è costituito sia dai 300 missili Shahab 1 e 2, prodotti della Corea del Nord negli anni Ottanta, sia dai missili Shahab 3 e Soumar in grado di colpire l’Arabia Saudita e Israele. Inoltre i droni (suddivisi per tipologia e quindi in grado di svolgere missioni di sorveglianza a medio raggio, di spionaggio dell’istallazione militari e di combattimento) sono in grado di controllare gli spostamenti della Marina militare americana nel Golfo e le installazioni petrolifere dell’Arabia Saudita.
La difesa iraniana è costruita a mosaico e cioè costituita da numerosi centri delle guardie rivoluzionarie e delle forze armate del tutto autonomi; per quanto riguarda la Marina, questa opera partendo dal presupposto di una difesa a strati, in grado di attuare la massima potenza di fuoco in ogni fase. Proprio per questo i missili costituiscono a tutti gli effetti il centro di gravità strategico della dissuasione iraniana.
Infine, non dobbiamo sottovalutare il fatto che l’Iran è l’unico dei paesi del Golfo ad avere una brigata specializzata per la guerra cibernetica, che ha due sedi principali: una a Isahan e un’altra a Zanjan.
Non dobbiamo, allora, sorprenderci se il budget della difesa iraniano sia in questi ultimi anni aumentato, aggirandosi intorno ai 16 miliardi di dollari, anche grazie ai suoi sostenitori e fornitori militari: Cina, Corea del Nord e Russia.