Non sorprende l’assenza di Russia e Bielorussia alla conferenza sul clima che ha organizzato l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna. «Per quanto ne so, sono stati invitati e hanno deciso di non venire. Se vengono 55 Stati, questo la dice lunga. Tutti sanno perché la Russia non viene proprio ora», dichiara l’inviato speciale per il clima del presidente Usa Joe Biden. Ne parla in un’intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, in cui parla dell’energia nucleare soffermandosi prima però sull’effetto climatico che ha la guerra in Ucraina. «È un attacco globale, negativo, distruttivo e nefasto anche ai valori e alle infrastrutture. Le bombe costano vite, ma ogni bomba che esplode provoca anche danni ambientali e contribuisce all’inquinamento dell’atmosfera da anidride carbonica, così come l’esplosione di carri armati, la fuoriuscita di petrolio o l’incendio di luoghi e installazioni. E molte conseguenze non sono ancora note».



Riguardo la Cina, dove potrebbe andare la prossima settimana, Kerry preferisce non sbilanciarsi, perché non c’è ancora un annuncio ufficiale. Resta il fatto che i due Paesi con le maggiori emissioni globali di gas serra sono proprio Stati Uniti e Cina, quindi hanno sicuramente molto da discutere. «Alla conferenza ho detto che, proprio perché siamo le due maggiori economie del mondo e quindi emettiamo la maggior parte dei gas serra, abbiamo una responsabilità particolare nel trovare un denominatore comune. Dobbiamo dare l’esempio e contribuire in qualche modo a vincere questa sfida. Si tratta di una cooperazione responsabile tra Paesi che, ovviamente, hanno punti di contesa altrove che causano tensioni», chiarisce l’inviato speciale Usa per il clima.



USA A CINA “EMISSIONI PRO CAPITE NON CONTANO…”

L’auspicio di John Kerry è di «poter avere una conversazione seria» con la Cina, nel frattempo gli Stati Uniti devono fare di più, visto che hanno di gran lunga le maggiori emissioni di gas pro capite. «Ma Madre Natura non conta le emissioni pro capite. Conta la quantità assoluta di inquinamento. Attualmente abbiamo il 10% di tutte le emissioni, la Cina il 30%. Noi stiamo scendendo, gli altri continuano a salire», dichiara l’inviato speciale Usa per il clima ai microfoni di Faz. A tal proposito, evidenzia il lavoro svolto dall’amministrazione Biden per la riduzione delle emissioni, ma anche i progetti in cantiere, dalle 500mila stazioni di ricarica per le auto elettriche, all’impegno di General Motors e Ford alla vendita esclusiva di auto elettriche entro il 2035, al 50% entro il 2030.



«Il nostro sistema fiscale prevede forti incentivi per promuovere le energie rinnovabili. Gran parte della nostra elettricità proviene già da fonti rinnovabili. Quindi stiamo già facendo molto e pensiamo di poter ridurre le emissioni del 50-52%». La principale fonte di elettricità negli Stati Uniti è l’energia nucleare, che invece la Germania ha eliminato gradualmente. Ma Kerry ritiene che la prospettiva americana sia quella più realistica, pur augurando ai tedeschi di raggiungere il loro obiettivo. «Continueremo a utilizzare l’energia nucleare come parte del nostro mix energetico. Non vediamo come riusciremo a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050 senza il nucleare. Il 20% del nostro mix è basato sull’energia nucleare, e questa percentuale è destinata a rimanere nei prossimi anni».

USA NON RINUNCIANO ALL’ENERGIA NUCLEARE

C’è un motivo per il quale gli Stati Uniti intendono continuare ad utilizzare l’energia nucleare: «Riteniamo che sia indispensabile per portare a termine il lavoro. Abbiamo criticato la decisione della Germania di abbandonare il nucleare, ma è una sua decisione», afferma John Kerry a FAZ. Infine, ritiene che l’importazione di gas liquefatto dagli Stati Uniti, visto che il gas russo non scorre più, può essere una soluzione efficace per la decarbonizzazione. «Ma solo se si fanno le cose giuste. Se oggi si sostituisce il carbone con il gas, si ottiene automaticamente una riduzione delle emissioni del 30-35%. È un piano accettabile. Ma entro il 2030 bisogna continuare a diminuire per arrivare a zero emissioni entro il 2050. Il gas è sicuramente una soluzione per la transizione. Vedremo un’evoluzione tecnica verso il gas pulito? Penso che sarà molto difficile. Sono 30 anni che si parla di “carbone pulito” e non c’è nulla di simile», conclude l’inviato speciale Usa per il clima.