Usa, un ricercatore francese è stato bloccato all’ingresso e rimandato in Europa dopo un controllo da parte delle autorità aeroportuali di Houston che lo hanno accusato di avere opinioni considerate “terroristiche” in quanto sarebbero stati trovati sui suoi dispositivi in seguito a un controllo, numerosi messaggi con colleghi sulle chat social nelle quali veniva fortemente criticato Donald Trump. Lo scienziato si era recato negli Stati Uniti per partecipare ad un congresso internazionale, ma una volta sceso dall’aero e sottoposto alla routine per l’approvazione del visto temporaneo, la polizia ha deciso di eseguire l’ordine di respingimento ed espulsione in quanto “personaggio con possibili intenti di cospirazione spinti dall’odio“.
Sul caso è poi intervenuto il ministro francese dell’educazione Philippe Baptiste, che per primo ha diffuso la notizia parlandone con l’emittente tv France 24 in un intervento nel quale ha condannato duramente questo provvedimento accusando gli Stati Uniti di deportazione e limitazione della libertà di espressione personale.
Ricercatore francese espulso dagli Stati Uniti per messaggi contro Trump, il ministro Philippe Baptiste: “Punita l’opinione personale”
Il ministro francese Philippe Baptiste ha rivelato l’episodio del ricercatore che è stato respinto dagli Stati Uniti all’ingresso dopo un controllo sullo smartphone sul quale erano stati ritrovati messaggi che criticavano l’amministrazione Trump in una chat privata tra colleghi. In particolare giudicando negativamente le politiche dell’attuale presidente in merito alla ricerca scientifica. L’accusa è di limitazione della libertà di espressione, anche perchè, come ha sottolineato il politico si trattava esclusivamente di opinioni personali e non manifestate pubblicamente.
Tuttavia, le autorità si sono difese affermando che il contenuto di tali comunicazioni era stato considerato particolarmente minaccioso e potenzialmente di stampo terroristico. Secondo quanto riportato dall’Agenzia France Presse inoltre, allo scienziato in attesa di ricevere l’approvazione del visto sarebbe stato comunicato l’avvio di una indagine da parte del’FBI, partita proprio a causa dei messaggi rivenuti sul telefono, in seguito all’ordine di espulsione immediato le accuse sarebbero poi state ritirate.