Gli USA schiereranno l’anno prossimo nell’oceano Pacifico dei nuovi missili a medio raggio. Si tratta di uno sforzo, come riferisce il portale Defenseone, con l’obiettivo di dissuadere la Cina dall’invadere Taiwan, alla luce delle alte tensioni nell’indopacifico degli ultimi tempi. L’annuncio è stato dato da Charles Flynn, comandante generale delle forze armate americane nel Pacifico, nella giornata di sabato. I nuovi missili che verranno schierati includeranno anche i Tomahawk e gli SM-6, ha precisato ancora l’esponente delle forze armate parlando con i giornalisti in occasione dell’Halifax International Security Forum.
“Li abbiamo testati e oggi ne abbiamo una o due batterie- le sue parole nel 2024 abbiamo intenzione di distribuire questo sistema nella vostra regione. Non dirò dove e quando. Ma mi limiterò a dire che li schiereremo”. I Tomahawk via terra possono raggiungere fino a 2.500 chilometri di distanza, e il loro schieramento era stato vietato a seguito del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio siglato nel 1987 da cui poi gli Stati Uniti si sono ritirati nel 2019 per via dell’inadempienza russa.
USA, NUOVI MISSILI NEL PACIFICO ENTRO IL 2025: LO SCHIERAMENTO DEI PRSM”
Questo schieramento potrebbe poi essere seguito da un altro, quello dei Precision Strike, un missile che dovrebbe raggiungere la capacità operativa iniziale già quest’anno. Il PrSM è stato progettato appositamente per colpire dei bersagli superiori a 499 chilometri, e può essere lanciato dalla piattaforma HIMARS.
Parlando in precedenza il comandante Flynn aveva spiegato ciò che avevano già anticipato altri funzionari del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti, ovvero, che più militari stanno cercando di esercitarsi con le forze degli Stati Uniti come risposta al comportamento della Cina, senza dubbio sempre più aggressivo nei confronti di Taiwan, aggiungendo inoltre che le capacità militari del gigante asiatico stanno accelerando negli ultimi tempi. “Il modo in cui i suoi militari sono in grado di agire è molto diverso nel 2023 rispetto al 2014, 2015, 16, 17 o 18 – ha sottolineato – quindi la styrada che stanno prendendo è pericolosa per la regione e, francamente, è pericolosa per il mondo”. Nel 2021 il comandante all’epoca dell’INDOPACOM, l’ammiraglio Philip Davidson, spiegò al Congresso americano che la Cina avrebbe potuto invadere Taiwan in un raggio di tempo di sei anni, quindi entro al massimo il 2027.
USA, NUOVI MISSILI NEL PACIFICO ENTRO IL 2025: “ECCO PERCHÈ AVVERRÀ L’INVASIONE CINESE”
Flynn non ha dato delle tempistiche ma si dice convinto che prima o poi l’invasione avverrà per via di diversi fattori: “Il primo sono le sanzioni economiche, in particolare le sanzioni economiche che sono state imposte alla Russia: riusciranno a resistere a tutto ciò? La seconda cosa è: stanno raddoppiando il loro impegno nella regione per frammentare, fratturare, smantellare la rete di alleati e partner di cui godono gli Stati Uniti, e stanno lavorando ogni giorno su questo. Lo stanno facendo nel campo delle informazioni. Lo stanno facendo in aria. Lo stanno facendo in mare. Lo stanno facendo sul campo”.
Infine la prontezza militare della Cina, con la sostituzione di diversi alti generali della forza missilistica cinese lo scorso agosto. “Credo che Xi stia valutando l’abilità militare delle sue forze per condurre effettivamente un’invasione attraverso lo stretto. Si tratta di un’operazione molto, molto complessa, da non prendere alla leggera. Richiederà tutte le loro forze e una quantità significativa di esperienza, precisione, tempismo, sostegno e potrei andare avanti all’infinito”.