Negli USA la Food and Drug Administration (meglio nota solamente con la sigla FDA) ha rinnovato il via libera alla commercializzazione del cosiddetto ‘snus’ – che a breve approfondiremo nel dettaglio – riconoscendolo come un prodotto a “Rischio modificato-MRTP” in grado di fornire una valida alternativa alle sigarette tradizionali per tutti i consumatori che non riescono a smettere di fumare e cercano soluzioni meno dannose per la salute: un passo avanti importante, soprattutto perché riconosce nello snus un vero e proprio aiuto per i fumatori; a differenza dell’Europa in cui vige ancora un ferreo divieto per (quasi) tutti e 27 gli stati UE per la produzione e vendita.



Dal conto dell’FDA, a supportare il rischio modificato dello snus ci sarebbero concrete “prove scientifiche” che dimostrano come sia in grado di ridurre significativamente l’insorgenza di problemi gravi come il tumore a bocca, gola e polmoni, ma anche le bronchiti croniche; con effetti che secondo l’agenzia di tutela della salute pubblica ritiene che si estendano non solo agli effetti fumatori, ma anche “alla salute della popolazione nel suo complesso“, il tutto senza alcun dato a supporto dell’ipotesi che potrebbero spingere i giovani ad avvicinarsi al tabacco e alla nicotina.



Cos’è lo snus, cosa dice la legge europea e l’esempio della Svezia

Facendo un passetto indietro, dato che in Italia – ai sensi della legge a cui accennavamo prima – lo snus è del tutto introvabile, vale la pena ricordare che si tratta di piccole bustine che contengono tabacco in polvere umido: il consumo avviene posizionandole tra labbro e gengiva, permettendo al fumatore di ricevere la nicotina assaporando il gusto del tabacco, ma senza alcun tipo di dannosa combustione alla base di buona parte dei rischi collegati al fumo.

Ad oggi la vendita di snus in Europa è interamente vietata senza possibilità di deroghe da parte dei singoli stati, con l’unica eccezione rappresentata dalla Svezia – per decenni primo paese al mondo per il consumo di questa particolare forma di tabacco – che entrando nell’UE riuscì a farsi riconoscere una specifica deroga dalla Commissione: dai dati che arrivano dal territorio svedese, nell’arco di un ventennio – tra il 2004 e il 2024 – i fumatori sono passati dal 16% della popolazione ad appena il 4,6% ben al di sotto della media Europa (in cui rientra perfettamente l’Italia) del 24%.