C’è un motivo se Trump lo chiama “l’accordo del secolo“. La portata del piano per il Medio Oriente presentato alla presenza del caro “Bibi” Netanyahu non è riassumibile nelle 80 pagine che compongono la bozza d’intesa che le parti dovrebbero discutere. L’idea del presidente Usa è quella di scrivere la storia, ma per farlo ha bisogno non soltanto di Israele, pure dei palestinesi. La strada sembra per questo in salita, nonostante le rassicurazioni del “dealer” alla Casa Bianca, Mister President, che in conferenza stampa sparge ottimismo: “It will work”, funzionerà. La proposta di pace per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese è, per bocca dello stesso Trump, “sostanzialmente diverso da quello delle precedenti amministrazioni”. Tra i punti cardine dell’intesa: Gerusalemme confermata capitale “indivisibile” dello Stato d’Israele. Ma alla controparte, oltre alla promessa di 50 miliardi di dollari in investimenti, anche l’assicurazione che uno Stato palestinese verrà creato, che avrà la sua capitale nella zona Est di Gerusalemme (quella occupata dai quartieri arabi) e che gli Usa la legittimeranno con l’apertura di un’ambasciata. Basta questo per la pace? Pare di no.



USA, PIANO DI PACE IN MEDIO ORIENTE

Hamas e Fatah, fazioni palestinesi tra cui di certo non scorre buon sangue, sembrano decise a fare fronte comune contro il piano di pace americano in Medio Oriente targato Trump. E suonano come un monito da non prendere alla leggera le parole di Hamas, che ha denunciato un “discorso aggressivo che creerà molta rabbia” e rifiutato così la soluzione prevista per Gerusalemme. Non sembra servire il corteggiamento americano: la promessa di un territorio palestinese che verrebbe raddoppiato grazie all’accordo. “Voglio che questo accordo sia vantaggioso anche i palestinesi – ha detto The Donald- è un’opportunità storica per loro per raggiungere uno Stato indipendente. E’ l’ultima occasione che hanno dopo 70 anni” di fallimenti. Ma evidentemente non la pensa così l’Autorità palestinese, che da giorni ha rifiutato i punti proposti dall’amministrazione Usa. Gongola invece Netanyahu, che riceve dall’alleato americano un regalo in grado di annullare in termini mediatici la notizia della rinuncia all’immunità parlamentare per i suoi processi. Ma ottiene anche la possibilità di estendere la sovranità ai grandi blocchi di colonie in Cisgiordania. E pur non nominando la valle del Giordano, area che Netanyahu ha promesso agli israeliani, ne ottiene di fatto l’annessione. Sarà il tempo a dire se si tratta davvero dell’Accordo del Secolo o della mossa politica dell’anno.

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