COSA HANNO DETTO I LEADER ARABI CONTRO GLI STATI UNITI NEL VERTICE DI RIAD

Non in molti si sono concentrati in queste ore sui messaggi continui lanciati contro gli Stati Uniti nell’importante vertice di Riad dove i leader arabi si sono ricompattati a favore della Palestina e contro i diritti dello Stato d’Israele: se le minacce ai “sionisti” – specie da Iran ed Hezbollah – sono state giustamente evidenziate nelle cancellerie occidentali e nei media mondiali come particolarmente gravi, sono passati un po’ in sordina i tentativi di pressing della comunità islamica internazionale sull’amministrazione Biden.



Gli aiuti militari ed economici oltre alla mancanza di mediazione effettiva sul frenare gli attacchi contro Gaza hanno condizionato i difficili vertici diplomatici del Segretario di Stato Usa Antony Blinken in Medio Oriente dall’inizio della guerra Israele-Hamas: gli americani vengono insomma ritenuti complici se non addirittura responsabili principali della catastrofe palestinese «se non fermeranno Israele in tempo». Primi ministri e diplomatici arabi hanno ammonito Blinken e Biden riguardo le azioni israeliane, accusando che molti gli attacchi sono facilitati dalle armi statunitensi e che «gli sforzi per spingere per pause umanitarie piuttosto che per un cessate il fuoco duraturo sono una formula per continuare la violenza contro i non combattenti».



“USA FERMINO ISRAELE”: GLI SCENARI OLTRE LA TREGUA

«L’intera regione sta affondando in un mare di odio che definirà le generazioni a venire» ha detto il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, parlando insieme a Blinken ad Amman. La richiesta della Giordania è simile a quella fatta da Egitto, Qatar e Turchia: «Gli Stati Uniti hanno un ruolo di primo piano da svolgere in questi sforziE su di esso e su tutti noi ricade la pesantissima responsabilità di porre fine a questa catastrofe», esclamano da Riad molti dei leader arabi impegnati a condannare le azioni di Israele.

Va detto che sono gli stessi funzionari Usa ed analisi a non essere completamente allineati al loro interno sul fronte Biden-Blinken che punta a sostenere senza dubbi lo Stato ebraico: «serve bilanciare tra il sostegno a Israele e il pesante tributo di civili a Gaza», dicono fonti Usa al Washington Post. Dal Golfo il vento anti-Usa soffia sempre più forte e il riavvicinamento di Bin Salman (Arabia Saudita, alleato americano) e Iran, storico nemico di Washington, non è affatto una buona notizia per Biden. «Ciò che stanno facendo gli americani adesso, questa politica, li sta danneggiando. Almeno 1,3 miliardi di persone nel mondo li odieranno», denuncia il generale Abbas Ibrahim, ex alto funzionario libanese coinvolto nei negoziati per garantire l’uscita dei cittadini stranieri intrappolati a Gaza, «E non si tratta più solo di musulmani. Ci sono persone che manifestano in tutto il mondo». Il mondo arabo chiede uno Stato palestinese con Gaza e Cisgiordania, con Gerusalemme Est come capitale e la fine dell’occupazione israeliana: la “palla” passa agli Usa in un clima di tensione sempre più preoccupante…