È caccia alla scienziata-talpa negli Stati Uniti nelle ultime ore dopo che il Federal Bureau of Investigation si è messo sulle tracce di Tang Juan, una ricercatrice cinese che sta diventando l’ennesima pietra dello scandalo e la causa di una fortissima crisi diplomatica tra Washington e Pechino. Secondo quanto affermato dai vertici dell’FBI, la donna si nasconderebbe nel consolato cinese di San Francisco (California) per sfuggire all’arresto dopo essere stata interrogata lo scorso 20 giugno e poi incriminata ufficialmente pochi giorni dopo: la ricercatrice sarebbe infatti entrata negli USA con un visto falso e alla domanda se avesse legami con il Partito Comunista o con gli apparati dell’esercito cinese aveva risposto negativamente, anche se da ieri circola sui media americani una sua foto in divisa da cadetta dell’Esercito Popolare. La diretta interessata tuttavia aveva giù avuto modo di dire che quello scatto la ritraeva in uniforme da cadetta perché l’outfit sarebbe obbligatorio nell’università militare che lei frequentava all’epoca. Ad ogni modo proprio il fatto che Tang Juan sia irreperibile e che l’intelligence a stelle e strisce pensi sia una talpa ammanta di giallo questa spy story e ha portato già i due Paesi all’ennesimo scambio di accuse.
FBI SULLE TRACCE DELLA BIOLOGIA-SPIA CINESE: SCAMBI DI ACCUSE WASHINGTON-PECHINO
Infatti come immediata conseguenza di questa vicenda ancora in fieri, le diverse sedi diplomatiche di Pechino in terra americana sono finite sotto la lente di ingrandimento e proprio nelle ultime ore il Dipartimento di Stato ha deciso di chiudere proprio la sede consolare cinese di Houston. La risposta diplomatica d’Oltreoceano non si è fatta attendere e, oltre a negare che la biologa (in servizio presso l’Università della California nella filiale di Davis dallo scorso anno) sia in realtà una spia e che appartenga all’Esercito Popolare, si accusano gli USA di “sorvegliare, molestare e reprimere studenti e ricercatori cinesi nel loro Paese imponendo una presunzione di colpa che in realtà è una persecuzione politica chiara”. Parole e musica di Wang Wenbin, portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, a cui nella notte ha replicato Mike Pompeo col Sottosegretario di Stato dell’amministrazione guidata da Donald Trump che ha parlato di una Cina sempre più autoritaria e ha esortato il mondo libero, ma anche la popolazione cinese, a temere il Partito Comunista e a chiederne un cambio ai suoi vertici.