Negli USA, racconta il quotidiano francese Le Figaro, sembra che la cultura Woke stia portando ad una vera e propria guerra, almeno dal punto di vista commerciale, tra fazioni distinte che ideologie ed opinioni completamente differenti. Situazione che, ovviamente, è peggiorata nell’ultimo mese con l’inizio della celebrazioni del cosiddetto “Pride Month”, ovvero il mese dedicato alla libera espressione della propria sessualità.



Proprio dagli USA, d’altronde arriva il concetto di “Pride Month” che, come spesso accade con prodotti ed idee analoghe, è stato presto trasportato e riproposto anche all’estero. Tuttavia, quella che nasceva come una ricorrenza gioiosa e slegata dalla società propriamente intesa, è presto diventata anche un’occasione per le grandi aziende e i marchi internazionali per vendere più prodotti, aggiungendo un’etichetta o un rimando pro-LGBT qui e là. Circostanza, questa, che negli USA sta provocando sempre più agitazioni e proteste da parte degli attivisti contro i pari diritti indipendenti dalla sessualità che hanno iniziato a boicottare le aziende creando una sorta di loop.



La guerra contro la cultura Woke in USA e i suoi esiti

Insomma, gli USA sono, forse, il palcoscenico su cui, in tutto il mondo, appare più evidente la divisione completa tra pro e contro LGBT, ma anche la sempre più dilagante cultura chiamata Woke. Da sempre, infatti, diventano casi di cronaca le manifestazioni di una o dell’altra fazione, che in qualche modo finiscono spesso con uno scontro (diretto o figurato), situazione peggiorata dopo il mandato presidenziale di Donald Trump, leader repubblicano per eccellenza.

Così, nel Pride Month negli USA in moltissimi negozi sono apparsi messaggi di sostegno alla comunità LBGT, bandiere ed anche prodotti appositamente confezionati. Emblematico è stato il caso della catena Target, diffusissima in America, che tra i tanti prodotti arcobaleno offriva anche tutine per neonati dei vari orientamenti sessuali. Ben presto sono scattate le proteste dei repubblicani, preoccupati per l’esito che quei messaggi avrebbero avuto sui bambini, portando Target a ritirare alcuni dei prodotti. Non è finita qui, perché poi si sono mossi anche gli attivisti USA pro-LGBT che hanno pesantemente criticato Target per la scelta di rimuovere i prodotti. Insomma, sembra impossibile accontentare tutti, specialmente perché casi analoghi hanno colpito anche numerose altre aziende (Kohl’s, PetSmart, Chick-fil-A, Bud Light, tra le altre).