FUGA DI NOTIZIE DA INTELLIGENCE USA: “PENTAGONO SPIAVA ZELENSKY E PUTIN”
La fuga di notizie dell’intelligence Usa riguardanti la guerra in Ucraina è stata derubricata in un primo momento come una “fake news”, poi quelli stessi documenti sono stati definiti solo dei “falsi” e ora invece pare che una clamorosa défaillance della sicurezza interna americana possa generare più di un problema nel Governo di Kiev e in generale nella coalizione a sostegno del Presidente Zelensky. Uno di questi 53 documenti svelati “per sbaglio” attraverso dei forum di gioco online (e su social Discord) – riportano dalla CNN – rivela tra l’altro che gli Stati Uniti tramite il Pentagono hanno spiato per diverso tempo il leader ucraino Volodymyr Zelensky, allo stesso modo del Presidente russo Vladimir Putin.
In attesa di capire dalla Casa Bianca se vi sia veridicità nella fuga di notizie degli 007 americani, una fonte vicina a Zelensky ai media americani confermano di aver dovuto cambiare alcuni dei propri piani militari per evitare problematiche ulteriori nel prosieguo della guerra in Ucraina. Troppo delicati e “top secret” alcune informazioni che gli Usa hanno dei piani ucraini da rischiare ulteriori fughe di notizie: come riporta in Italia l’agenzia “Agenpress”, i documenti altamente riservati del Pentagono forniscono – qualora lo ripetiamo fossero confermati come veritieri – «una rara finestra su come gli Stati Uniti spiano alleati e nemici allo stesso modo, scuotendo profondamente i funzionari statunitensi, che temono che le rivelazioni possano mettere a repentaglio fonti sensibili e compromettere importanti relazioni estere». Da Kiev filtra profonda irritazione per quanto avvenuto con la fuga di notizie e avrebbero anche provato a chiedere conto a Washington di come possa essersi generato un problema del genere: dalla fuga di notizie della CIA emergerebbe spionaggio sull’Ucraina, sulla Corea del Sud e su Israele, tutti e tre alleati solidi degli Stati Uniti.
RUSSIA: “NON È ESCLUSO CHE USA SPIINO ZELENSKY. MACRON NON PUÒ ESSERE MEDIATORE”
Al New York Times alcune fonti di intelligence Usa definiscono i documenti trafugati come «informazioni legittime e brief operativi», denunciando anche la piena frustrazione del Governo americano per il fatto che sia avvenuta tale fuga di notizie. Altri file “trafugati” documentano la capacità Usa di acquisire informazioni relative al ministero della Difesa russo e alla “Wagner”, la compagnia di mercenari guidata da Yevgeny Prigozhin: le informazioni sarebbero ricavate attraverso comunicazioni intercettate e grazie al contributo di fonti che a questo punto potrebbero essere in pericolo. Non solo, nei documenti diffusi erroneamente (?) online vi sarebbero diversi passaggi sulle carenze della difesa aerea ucraina e sulle capacità di intervento efficaci di alcuni reparti di Kiev. Insomma, un gran bel pasticcio che nel pieno dello stallo diplomatico tra Occidente e Oriente non aiuta certo a rendere più semplice il dipanarsi degli scenari di guerra e pace.
«I documenti potrebbero danneggiare i rapporti diplomatici anche in altri modi. I documenti di intelligence appena rivelati chiariscono che gli Usa non spiano solo la Russia, ma anche i propri alleati», rileva il NYT sottolineando come tra gli addetti ai lavori nelle rispettive cancellerie non vi sia alcuna novità sconvolgente nello spionaggio incrociato anche tra alleati. Diverso invece l’impatto che potrebbe avere sull’opinione pubblica visto già il forte dissenso internazionale tra chi appoggia e chi invece deplora la guerra in Ucraina e il sostegno al Governo Zelensky. «Non può essere escluso il fatto che gli Stati Uniti spiino il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, come fanno con altri»: è il primo commento del Cremlino tramite il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, intervenuto nel consueto briefing con la stampa, «il fatto che gli Stati Uniti abbiano da tempo iniziato a sorvegliare vari capi di Stato, in particolare quelli europei, è emerso ripetutamente. Pertanto, non può essere escluso’ che Zelensky sia sotto sorveglianza americana». Sempre da Peskov giunge anche una diretta risposta alle parole diffuse negli scorsi giorni da Emmanuel Macron in visita da Xi Jinping in Cina: «Parigi ora non può rivendicare il ruolo di mediatore, perché Parigi si è schierato dalla parte di uno dei partecipanti al conflitto. Parigi, inoltre, è coinvolta sia indirettamente che direttamente in questo conflitto dalla parte dell’Ucraina. Pertanto, è ancora difficile immaginare qualsiasi tentativo di mediazione».