Negli USA le cosiddette Università della Ivy League in cui ci sono state, negli ultimi giorni, alcune manifestazioni pro-Hamas dovranno fare i conti con un netto tagli dei finanziamenti da parte di enti pubblici e privati. A differenza del sistema italiano, infatti, gli atenei americani sono del tutto simili a grandi aziende in cui numerosi azionisti partecipano dal punto di vista economico in cambio di una posizione rilevante all’interno dei board amministrativi. Tuttavia, proprio per via di questo finanziamento, le Università USA in cui vi sono state le manifestazioni pro-Hamas condotte dagli studenti, senza l’appoggio degli atenei, stanno assistendo ad una generale fuga degli investitori, che hanno ritirato i loro fondi.
Le Università USA pro-Hamas perdono 487 milioni di dollari di investimenti
Di fatto, il taglio dei fondi alle Università USA che hanno avuto manifestazioni pro-Hamas ammonterebbero ad un totale di circa 487 milioni di dollari persi in pochi giorni. Tagli che, per ora, riguarderebbero soprattutto Harvard e la UPenn (ovvero l’Università della Pennsylvania), ma non si può escludere che nei prossimi giorni altri grandi investitori decidano di ritirarsi, magari anche dai board della Stanford, dell’università della California, dalla New York University e dalla Columbia.
Le manifestazioni pro-Hamas nelle Università USA, infatti, sono partite proprio da Harvard, per poi “contagiare” anche tutti gli altri atenei citati. In linea di massima si è assistito ad una generale condanna delle azioni israeliane a sostegno della libertà dei palestinesi e di Hamas, con slogan antisemiti, proteste, striscioni e cartelloni appesi in giro per le sedi universitarie, tutto a carico di associazioni studentesche più o meno politicamente esposte. Di fatto, però, va anche sottolineato che le varie Università USA in cui si è assistito a manifestazioni pro-Hamas hanno tendenzialmente preso le distanze da queste, sostenendo un messaggio più aperto di appoggio ad Israele e condanna ad Hamas, indipendentemente dalle motivazioni politiche di uno o dell’altro gruppo. Per gli azionisti, però, questi messaggi non sono stati sufficienti perché le Università avrebbero dovuto prendere di più le distanze dagli studenti, condannandoli e prendendo provvedimenti commisurati.