Le forze armate Usa si trovano in un «momento cruciale» per la biodifesa e devono agire con urgenza per affrontare il rischio di armi biologiche e altri eventi catastrofici, comprese le pandemie. Lo riporta una revisione del Dipartimento della Difesa sulle minacce biologiche, secondo cui le crescenti minacce arrivano da Cina, Russia, Corea del Nord, Iran e organizzazioni estremiste violente. Il rapporto, realizzato per definire la strategia in materia di biodifesa fino al 2035, individua nella Cina la principale minaccia a lungo termine. In dubbio il rispetto di Pechino delle norme internazionali esistenti in materia di guerra biologica, ma ci sono anche preoccupazioni per i piani accelerati di integrazione dei programmi di ricerca biologica civile nelle forze armate. Secondo questo report, Cina, Russia, Corea del Nord e Iran hanno la capacità di creare tossine e agenti patogeni letali.
«I progressi nella biologia sintetica e nella sintesi dei peptidi potrebbero consentire agli Stati di sviluppare un’ampia gamma di nuove tossine con effetti sia incapacitanti che letali». Nel documento si riporta anche che Russia e Corea del Nord mantengono programmi attivi di armi biologiche offensive. Come evidenziato dal Washington Post, la revisione si basa sulle lezioni apprese dalla risposta al Covid-19 e sulla Strategia di Difesa Nazionale 2022 dell’amministrazione Biden e segue anni di crescenti tensioni tra Pechino e Washington sulla ricerca biologica, comprese le speculazioni sulle origini del Covid e le accuse non provate di Pechino secondo cui gli Stati Uniti avrebbero condotto ricerche bio-militari in Ucraina.
GUERRA BIOLOGICA CON LA CINA? I TIMORI USA
Anche se il rapporto è di ampia portata, l’attenzione rivolta alla Cina come priorità assoluta si discosta dalle valutazioni precedenti ed evidenzia nuove preoccupazioni sugli sforzi compiuti da Pechino per fortificare le risorse biologiche. «Non mi sorprenderebbe se entro l’anno prossimo si dicesse che la Cina ha programmi di armi biologiche offensive. Potrebbe essere che il Dipartimento della Difesa metta la Cina al primo posto per via di tutti i miliardi e miliardi che sta investendo. E probabilmente non hanno le prove che la Russia stia investendo così tanto in termini di bioeconomia», ha dichiarato al WP Asha M. George, direttore esecutivo della Commissione bipartisan sulla biodifesa, ribadendo che la Russia rimane una minaccia altrettanto preoccupante.
Negli ultimi dieci anni, la Cina ha investito molto in una rete di laboratori di biosicurezza di alto livello, attrezzati per trattare e testare gli agenti patogeni più pericolosi. Inoltre, ha speso miliardi di dollari in programmi di ricerca scientifica più ampi, per diventare un leader mondiale nella ricerca medica e biologica altamente specializzata. A preoccupare gli Stati Uniti è «la ricerca e lo sviluppo di tossine da parte delle istituzioni mediche militari della RPC, dato il loro potenziale di minaccia biologica. La Repubblica Popolare Cinese ha anche reso noti i piani per rendere la Cina leader mondiale in tecnologie come l’ingegneria genetica, la medicina di precisione e le scienze del cervello», si legge nel rapporto del Dipartimento della Difesa Usa.
LA REPLICA STIZZITA DELLA CINA AL RAPPORTO USA
Un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington ha rifiutato di commentare i contenuti del rapporto, ma ha dichiarato al Washington Post che la Cina è «fermamente contraria alla proliferazione delle armi biologiche e delle loro tecnologie, e abbiamo continuamente rafforzato il controllo delle esportazioni di prodotti e tecnologie biologiche a doppio uso». Inoltre, ha ricordato che la Cina è firmataria della Convenzione sulle armi biologiche dal 1984. D’altro canto, la Cina ha chiesto agli Usa di rendere ulteriori dettagli in merito alla sua ricerca in materia di biodifesa, riprendendo le accuse non provate della Russia, secondo cui il Pentagono sta finanziando laboratori di armi biologiche in Ucraina.
Accuse che la Casa Bianca ha definito «assurde», avvertendo che la Russia potrebbe impiegare le proprie armi biologiche in Ucraina. A tal proposito, la revisione del Pentagono sostiene che Cina e Russia «si sono anche dimostrate abili nel manipolare lo spazio informativo per inibire l’attribuzione» delle minacce biologiche, affermando che ciò potrebbe complicare il processo decisionale degli Stati Uniti in caso di utilizzo di armi biologiche. Da qui la richiesta di una più ampia razionalizzazione delle responsabilità all’interno del Dipartimento della Difesa per affrontare la crescente minaccia alla biosicurezza, nonché sforzi per intensificare la raccolta di informazioni, la biosorveglianza e l’analisi di preallarme.